Liquida

Torture a Villa Grimaldi: arresto per Pinochet

by on Ott.29, 2006, under Il Cile di Salvador Allende

Non solo lingotti, conti bancari segreti ed evasione del fisco.
Non solo questo è stato il prodotto della dittatura cilena di Augusto Pinochet.
Venerdì un giudice cileno – Alejandro Solis – ha ordinato gli arresti domiciliari per l´ex dittatore, accusandolo di 36 casi di sequestro, un omicidio e 23 casi di tortura avvenuti nella famigerata Villa Grimaldi, il più grande centro dell’orrore utilizzato dal 91enne generale e dalla sua polizia politica (la Dina) tra il 1974 e il 1977 nella zona orientale di Santiago. Lo stesso centro in cui furono rinchiuse l’attuale presidente del Cile, Michelle Bachelet, e sua madre, Angela Jeriao.
Madre e figlia riuscirono a fuggire sulle sue gambe ma per il padre dell’attuale presidente, un posto come Villa Grimaldi fu la tomba.Da lunedì prossimo, quando il giudice Solis gli notificherà l’atto d’incriminazione, Pinochet proseguirà a vivere da recluso nella sua casa. Ma con l’accusa di omicidio, sequestro e torture. Agli arresti domiciliari, con questo nuovo atto, l’ex dittatore è stato riconosciuto anche «in grado di affrontare il tribunale», visto che Solis ha rigettato l’istanza dei legali di Pinochet circa la sua presunta demenza che, a loro dire, gli impedirebbe di assistere a qualsivoglia processo. Da venerdì, questa «via d’uscita clinica» non sarà più applicabile. «Pinochet – ha spiegato il colleggio d’accusa – si trova in un perfetto stato di salute mentale per poter affrontare un processo penale, per essere accusato e per essere condannato come speriamo».

Accusato di frode fiscale, furto di soldi e di proprietà accaparrate durante il suo regno del terrore, l’ex dittatore avrà davanti a sé altri numeri, oltre a quelli dei conti correnti: 36, 1 e 23. Numeri emersi dal quel mare di desaparecidos, assassinati e torturati che sotto la sua dittatura hanno lasciato un saldo di 3mila persone scomparse e di altre 28mila torturate.

Numeri che venerdì hanno lasciato quasi indifferente la stampa cilena, impegnata a scavare tra i supposti lingotti di Pinochet custoditi da qualche banca asiatica. La notizia dei nuovi arresti domiciliari, infatti, è finita come quarta nei media di Santiago. L’ennesima prova della difficoltà di parte della società cilena di fare i conti con il suo passato. L’ennesima prova di quanto ripetuto dalla presidente Bachelet nella sua recente visita proprio a Villa Grimaldi: «Non dimenticare».

Adesso, dopo altri processi per delitti finanziari fermi nei tribunali cileni, Pinochet potrebbe finalmente affrontare anche i conti con altre denunce relative a desaparecidos e torture. Come quelle legate all’«Operación Colombo» e la sparizione di 119 detenuti nel solo 1975. O come quelle legate agli omicidi avvenuti all’interno della «Carovana della morte», con cui i militari fedeli al dittatore assassinarono 75 oppositori all’alba dell’11 settembre 1973 in varie città del Paese. Lo scorso 17 luglio, proprio sui delitti della «Carovana della morte», la giustizia cilena aveva aperto un fascicolo. Il resto è storia di questi giorni: il 4 ottobre scorso, quando Alejandro Solís ha interrogato Pinochet nella sua prigione dorata del quartiere Lo Barnechea, dopo che la Corte Suprema di Santiago del Cile gli aveva tolto qualsiasi alibi di immunità. Sembrano lontani i giorni dell’ottobre 1998 quando l’ex generale fu fermato a Londra da una richiesta del giudice spagnolo Baltazar Garzón. L’accusa era quella di terrorismo, genocidio e tortura. Dopo un anno arrivò il suo salvagente: demenza senile. Per Solis e parte dei cileni, quella demenza non salverà Pinochet dai conti con il passato del Cile.

28 Ottobre 2006


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