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3 marzo 1944: giorno della memoria o della dimenticanza?

by on Mar.01, 2006, under Articoli

Il 3 marzo del 1944 un treno partito da Napoli e diretto a Potenza, giunto (nella galleria del Monte Armi nei pressi di Balvano (Potenza) a causa della forte pendenza della salita e del peso superiore alla sostenibilità da parte dei locomotori si bloccò. Si trattava di un convoglio di 47 vagoni trainati da due locomotori, era il treno n. 8.017I suoi passeggeri erano per lo più gente disperata, gente povera che cercava nella economia dello scambio e del baratto una opportunità di sopravvivenza.
Ben 517 passeggeri di quel convoglio ferroviario rimasto fermo in galleria morirono asfissiati per le esalazioni della combustione del carbone dei motori delle locomotive. La ricostruzione dell'incidente, dopo sessanta anni, è ancora frammentaria e parziale.
Persino le Forze alleate di stanza in Italia avviarono una inchiesta sull'incidente i cui risultati sono ancora secretati. Si è trattato di una vera tragedia che sconvolse in particolare la comunità lucana, che fu generosa nel prestare soccorso alle vittime della sciagura. Oggi il cimitero di Balvano custodisce le salme delle vittime del 3 marzo 1944. Di quella tragedia sono apparsi reportage giornalistici persino sulla stampa internazionale, senza però giungere ad una ricostruzione storica completa di quanto accadde realmente nella galleria del Monte Armi.v Dopo l'allarme mentre alcuni autocarri si dirigevano velocemente verso la stazione di Balvano, da Potenza, ferrovieri e carabinieri effettuavano il macabro lavoro di separare i morti dai vivi, e di identificare tutti i colpiti.
Nell'orgasmo con cui questa operazione venne compiuta, non fu fatto nemmeno un esatto calcolo numerico dei viaggiatori dell'8017.

Quanti furono i morti?

Nella riunione del Consiglio dei ministri del 9 marzo 44 il Ministro delle Comunicazioni riferisce sul sinistro ferroviario della linea di Potenza, da attribuirsi alla pessima qualità di carbone fornito dagli Alleati.
La relazione Badoglio, alla fine, riporta: "Le salme, in numero di 501, furono scaricate e successivamente trasportate nel cimitero di Balvano".

Su "Famiglia cristiana" nell'articolo E la morte scese sul treno di Cenzino Mussa del 1979 leggiamo:"Quanti i morti? Su alcuni documenti si legge: 425. Su altri, 521. Su un vecchio registro comunale c'è l'elenco dei corpi identificati: 429". Si tratta naturalmente dei morti identificati e non del numero complessivo.

La cifra che risulta da fonti ufficiali è di 521 morti, benché alcuni l'abbiano fatta salire a oltre riporta 600, ritenendo che "delle centinaia di morti che vi furono sepolti, quasi 200 non furono identificati"(così Gordon Gaskill nell'articolo, La misteriosa catastrofe del treno, pubblicato in "Selezione dal Reader's Digest", Luglio 1962, pagine 11-16, 8017).

La cifra di 600 risulta indirettamente anche dall'articolo di Frisoli sull'Europeo (Giulio Frisoli, Il massacro della galleria – Il disastro dell'8017, articoli pubblicati in "L'Europeo", 11 marzo 1956, pagine 12-15; 18 marzo 1956, pagine 52-55; 25 marzo 1956, pagine 37-41 ) là dove riporta che "i morti furono 521, dei quali 193 non identificati"(stesse cifre riportate da Nino Lo Bello in The silent death of Train 8017 sul "Chicago Tribune Magazine" del 25 febbraio 1979).

I non identificati ufficiali erano solo un centinaio per cui raddoppiandoli si arrivava a oltre 600 complessivi.
Questa cifra(600) è riferita da Ciro Avventurato,(partecipante alla trasmissione "Un giorno speciale " di Michele Cocuzza del 26 marzo 2004) per averla appresa dal fratello costruttore della Cappella di Balvano. E' certo che don Salvatore presenziò ai lavori di disseppellimento dei cadaveri ed è presumibile che li abbia contati.v Sull'iscrizione nella cappella si legge il numero di morti 509,e cioè 408 uomini e 101 donne", con ciò preferendosi riportare i dati ufficiali.
Il sistema identificativo usato fu originariamente assai efficace: ad ogni cadavere fu applicato un cartellino numerato, che rimanda all'elenco delle vittime. Poi di fatto per il gran numero di cadaveri il calcolo e l'identificazione dei morti divennero assai problematici.
Una delle persone che applicarono questi cartellini giura di averne contati 608. Costui è rimasto sempre nell'ombra e non è stato mai intervistato ma potrebbe essere la chiave di volta testimoniale per determinare il numero dei morti.
Perché dalle carte ufficiali non emerse quel numero? Per il caos e la fatica dell'identificazione. Se fosse stato per gli Alleati i cadaveri sarebbero stati bruciati in massa senza fare tante storie.
L'umanità e il senso civico degl'italiani intervenuti nei soccorsi permisero l'identificazione per quanto possibile, ma poi la stanchezza e il dovere di sbarazzarsi comunque di tanti morti anche per condizioni igieniche(fortunatamente c'era la neve e il fresco permetteva una miglior conservazione dei corpi) non permisero di ultimare l'opera di identificazione.
Si aggiunga che secondo alcune voci si tentò, appena scoperto il disastro di "recuperare" il treno e nella fretta, unita alle condizioni infami in cui operavano i soccorritori, poiché alcuni passeggeri erano caduti sui binari, essi furono tranciati dalle ruote(vivi o già morti che fossero).
A testimoniare la confusione generale del periodo e delle pur alacri operazioni compiute, vi è l' "elenco delle persone sepolte nel cimitero di Balvano"(Così Mario Restaino). Ad un certo punto è scritto: "Un uomo non potuto identificare in quanto la tumulazione è stata effettuata in assenza degli ufficiali di polizia giudiziaria preposti a raccogliere le generalità e senza autorizzazione degli stessi. Si ritiene però che l'uomo sia stato identificato dai familiari che procedettero alla tumulazione, i quali non si preoccuparono di consegnare le generalità ed altri dati nemmeno al locale comune al custode del cimitero".
Addirittura Restaino avanza l'ipotesi che alcuni cadaveri finirono nel cumulo degli oggetti, il che potrebbe avvalorare la tesi dei corpi tranciati. Infatti il documento "di ricognizione di oggetti bagagli ed altra merce" trovati in occasione dell'incidente", è interrotto, ad un tratto, dalla seguente dicitura: "Signorella Eleonora fu Angelico etc."(Un treno, un'epoca, p. 57).

Si può allora ritenere plausibile se non certo il numero di 600 nel senso che nella confusione le operazioni d'identificazione o di verbalizzazione sui dati delle salme vennero abbandonati.
Un'ipotesi agghiacciante in tempi civili ma non bisogna dimenticare che al sud la guerra era appena finita e quell'evento psicologicamente e materialmente veniva inquadrato in un disastro bellico con tutte le conseguenze di burocrazia sommaria in vita come in morte.
Gli oltre 600 morti di Balvano rendono l'incidente il "più grande disastro ferroviario civile dell'epoca" come riporta Nino Lo Bello su The silent death of Train 8017 sul "Chicago Tribune Magazine" del 25 febbraio 1979. L'articolista cita un altro grave disastro "il deragliamento di un treno di truppe in Francia, avvenuto il 12 dicembre 1917, che chsotò la vita a 543 persaone"(da Mario Restaino, Un treno, un'epoca: storia dell'8017, p. 97)

"Bisogna dimenticare le statue dei Militi Ignoti ed erigere quelle del Cittadino Dimenticato, vittima di una guerra che non ha voluto, che non ha mai combattuto e per la quale è morto inutilmente"

Raul Karelia

Leggi la proposta di legge

Leggi l'elenco delle vittime identificate


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