Liquida

Le lettere di Aldo Moro 2

by on Mar.11, 2006, under Aldo Moro

28) A Benigno Zaccagnini
(Recapitata tramite Don Mennini il 20 aprile)
Caro Zaccagnini,
mi rivolgo a te ed intendo con ciò rivolgermi nel modo più formale e, in certo modo, solenne all’intera Democrazia cristiana, alla quale mi permetto di indirizzarmi ancora nella mia qualità di Presidente del Partito. E’ un’ora drammatica. Vi sono certamente problemi per il Paese che io non voglio disconoscere, ma che possono trovare una soluzione equilibrata anche in termini di sicurezza, rispettando però quella ispirazione umanitaria, cristiana e democratica, alla quale si sono dimostrati sensibili Stati civilissimi in circostanze analoghe, di fronte al problema della salvaguardia della vita umana innocente.

Ed infatti, di fronte a quelli del Paese, ci sono i problemi che riguardano la mia persona e la mia famiglia.
Di questi problemi, terribili ed angosciosi, non credo vi possiate liberare, anche di fronte alla storia, con la facilità, con l’indifferenza, con il cinismo che avete manifestato sinora nel corso di questi quaranta
giorni di mie terribili sofferenze. Con profonda amarezza e stupore ho visto in pochi minuti, senza nessuna valutazione umana e politica, assumere un atteggiamento di rigida chiusura. L’ho visto assumere dai dirigenti, senza che risulti dove e come un tema tremendo come questo sia stato discusso. Voci di dissenso, inevitabili in un partito democratico come il nostro, non sono artificiosamente emerse. La mia stessa disgraziata famiglia è stata, in certo modo, soffocata, senza che potesse disperatamente gridare il suo dolore ed il suo bisogno di me. Possibile che siate tutti d’accordo nel volere la mia morte per una presunta ragion di Stato che qualcuno lividamente vi suggerisce, quasi a soluzione di tutti i problemi del Paese? Altro che soluzione dei problemi. Se questo crimine fosse perpetrato, si aprirebbe una spirale terribile che voi non potreste fronteggiare. Ne sareste travolti. Si aprirebbe una spaccatura con le forze umanitarie che ancora esistono
in questo Paese, si aprirebbe, insanabile, malgrado le prime apparenze, una frattura nel partito che non potreste dominare. Penso ai tanti e tanti democristiani che si sono abituati per anni ad identificare il partito con la mia persona.
Penso ai miei amici della base e dei gruppi parlamentari. Penso anche ai moltissimi amici personali ai quali non potreste fare accettare questa tragedia. Possibile che tutti questi rinuncino in quest’ora drammatica a far sentire la loro voce, a contare nel partito come in altre circostanze di minor rilievo? Io lo dico chiaro: per parte mia non assolverò e non giustificherò nessuno. Attendo tutto il partito ad una
prova di profonda serietà ed umanità e con esso forze di libertà e di spirito umanitario che emergono con facilità e concordia in ogni dibattito parlamentare su temi di
questo genere.
Non voglio indicare nessuno in particolare, ma rivolgermi a tutti. Ma è soprattutto alla D.C. che si rivolge il Paese per le sue responsabilità, per il modo come ha saputo contemperare sempre sapientemente ragioni di Stato e ragioni umane e morali. Se fallisse ora, sarebbe per la prima volta. Essa sarebbe travolta dal vortice e sarebbe la sua fine. Che non avvenga, ve ne scongiuro, il fatto terribile di una decisione di morte presa
su direttiva di qualche dirigente ossessionato da problemi di sicurezza, come se non vi fosse l’esilio a soddisfarli, senza che ciascuno abbia valutato tutto fino in fondo, abbia interrogato veramente e fatto veramente parlare la sua coscienza. Qualsiasi apertura, qualsiasi posizione problematica, qualsiasi segno di consapevolezza immediata della grandezza del problema, con le ore che corrono veloci, sarebbero estremamente importanti. Dite subito che non accettate di dare una risposta immediata e semplice, una risposta di morte.
Dissipate subito l’impressione di un partito unito per una decisione di morte. Ricordate, e lo ricordino tutte le forze politiche, che la Costituzione Repubblicana, come primo segno di novità, ha annullato la pena di morte. Così, cari amici, si verrebbe a reintrodurre, non facendo nulla per impedirla, facendo con la propria inerzia, insensibilità e rispetto cieco della ragion di Stato che essa sia di nuovo, di fatto, nel nostro ordinamento. Ecco nell’Italia democratica del 1978, nell’Italia del Beccaria, come nei secoli passati, io sono condannato a morte. Che la condanna sia eseguita, dipende da voi. A voi chiedo almeno che la grazia mi sia concessa; mi sia concesso almeno, come tu Zaccagnini sai, per essenziali ragioni di essere curata, assistita, guidata che ha la mia famiglia.
La mia angoscia in questo momento sarebbe di lasciarla sola – e non può essere sola – per l’incapacità del mio partito ad assumere le sue responsabilità, a fare un atto di coraggio e responsabilità insieme. Mi rivolgo individualmente a ciascuno degli amici che sono al vertice del partito e con i quali si è lavorato insieme per anni nell’interesse della D.C. Pensa ai sessanta giorni cruciali di crisi, vissuti insieme con Piccoli, Bartolomei, Galloni, Gaspari sotto la tua guida e con il continuo consiglio di Andreotti. Dio sa come mi sono dato da fare per venirne fuori bene. Non ho pensato no, come del resto mai ho fatto, né alla mia sicurezza né al mio riposo. Il Governo è in piedi e questa è la riconoscenza che mi viene tributata per questa come per tante altre imprese. Un allontanamento dai familiari senza addio, la fine solitaria, senza la consolazione di una carezza, del prigioniero politico condannato a morte. Se voi non intervenite, sarebbe scritta una pagina agghiacciante nella storia d’Italia. Il mio sangue ricadrebbe su di voi, sul partito, sul Paese.
Pensateci bene cari amici. Siate indipendenti. Non guardate al domani, ma al dopo domani.
Pensaci soprattutto tu, Zaccagnini, massimo responsabile. Ricorda in questo momento – dev’essere un motivo pungente di riflessione per te – la tua straordinaria insistenza e quella degli amici che avevi a tal
fine incaricato – la tua insistenza per avermi Presidente del Consiglio Nazionale, per avermi partecipe e corresponsabile nella fase nuova che si apriva e che si profilava difficilissima. Ricordi la mia fortissima
resistenza soprattutto per le ragioni di famiglia a tutti note. Poi mi piegai, come sempre, alla volontà del Partito. Ed eccomi qui, sul punto di morire, per averti detto di sì ed aver detto di sì alla D.C. Tu hai dunque una responsabilità personalissima. Il tuo sì o il tuo no sono decisivi. Ma sai pure che, se mi togli alla famiglia, l’hai voluto due volte. Questo peso non te lo scrollerai di dosso più.
Che Dio ti illumini, caro Zaccagnini, ed illumini gli amici ai quali rivolgo un disperato messaggio. Non pensare ai pochi casi nei quali si è andati avanti diritti, ma ai molti risolti secondo le regole dell’umanità e perciò, pur nella difficoltà della situazione, in modo costruttivo. Se la pietà prevale, il Paese non è finito.
Grazie e cordialmente tuo
Aldo Moro

29) A Eleonora Moro
(recapitata il 20 aprile)

Carissima e amata,
siamo al momento decisivo estremamente rischioso. Vi sono vicino e vi amo con tutto il cuore. Baci a tutti a Luca in particolare.
Ora occorre trasmettere di urgenza queste lettere, determinanti, per cui devi convocare le squadre di Giovanni e Agnese o altri che creda idonei, al più presto. Tutto urge, urge.
Due sono le più importanti: lettera mia al Papa. Non so se già hai predisposto qualcosa. Occorre inviare mani sicure e rapide es: Poletti, Pignedoli, se c’è Pompei (improbabile è a Parigi), Bottai, che dovresti fare venire a casa, senza mai nulla dire al telefono. Infine, ma potrebbe essere la soluzione più facile, chiamare Antonello Mennini, Vice Parroco di S. Lucia che puoi fare venire a casa. Infine vedi tu. Presto e bene per quel poco che può valere.
Lettera a Zaccagnini. E’ la più importante. Occorre arrivi integra. Vedi di mandarla per il migliore tramite a lui e avverti i giornalisti circostanti che la rendano pubblica. Mi raccomando. Ti abbraccio tanto con tutti.

30) Al segretario generale delle Nazioni Unite Kurt Waldheim
Signor Presidente,
desidero innanzitutto ringraziarla, nella drammatica situazione nella quale mi trovo, per il fervido messaggio che ha voluto formulare per la salvezza della mia vita. E’ un segno, tanto autorevole quanto
gradito, oltre che del suo ben noto spirito umanitario, della benevolenza della quale mi fa oggetto da anni, da quando cioè ebbi la ventura di trattare lungamente con lei dei problemi dell’Alto Adige e di giungere poi alla felice conclusione di Copenaghen.
In tutto questo tempo ci siamo scambiati reciproca simpatia e stima.
Bene, ora io mi trovo nella condizione di prigioniero politico ed intorno a questa mia posizione è aperta una vertenza tra il governo italiano e le BR intorno a qualche scambio di prigionieri delle due parti. Il suo alto appello umanitario non ha potuto così conseguire il risultato desiderato, poiché il governo oppone la richiesta di un gesto gratuito ed unilaterale, mentre l’altra parte chiede una contropartita da concordare. In verità sia in Italia sia all’estero non mancano casi di scambi di prigionieri.
La cosa, benché presenti qualche difficoltà, non è di per sé né assurda né irrisolvibile. Vi sono ostacoli politici ai quali il governo attribuisce caratteri di durezza. Gli ostacoli non sono però insuperabili; la Sua presenza in Italia, la conoscenza del contenzioso, la Sua abilità diplomatica, la Sua capacità mediatrice, dovrebbero poter sbloccare la difficile situazione, salvare la mia vita, creare un’area di distensione utile alla pace.
Forse il suo sacrificio, con adeguata pressione su una posizione irragionevole del governo italiano, potrebbe fare il miracolo che attendo non per me, ma per la mia disgraziata famiglia. Purtroppo il correre del tempo è inesorabile.
Ed io sono obbligato a supplicare che l’emergenza sia affrontata senza ritardo. La ringrazio, eccellenza, per quanto Ella potrà e vorrà fare ed in nome anche dei miei le porgo gli ossequi più devoti.
Aldo Moro

31) A Luigi Cottafavi
All’Ambasciatore Cottafavi
Carissimo Cottafavi,
mi piacerebbe parlare così distesamente come mi è accaduto di fare l’ultima volta purtroppo le circostanze sono diverse. La mia disgraziata situazione mi induce a fare per suo affettuoso tramite un fervido appello a Waldheim, il quale, pur restando nei limiti umanitari che non sono sufficienti a sbloccare la situazione, ha usato un tono più caldo, dando l’impressione di poter fare all’occorrenza qualche cosa di più, forse in nome di vecchi rapporti di amicizia e di collaborazione. Da qui, accompagnata da una lettera che Le accludo, la mia supplica a Lei, perché me lo porti di urgenza in Italia. Bisognerebbe fare davvero uno strappo. E bisogna aggiungere che non avrà un compito facile per le resistenze del governo che vorrebbe risolvere in termini umanitari (e cioè non pagando niente) la questione. E ciò dimenticando che in moltissimi altri paesi civili si hanno scambi e compensazioni e che in Italia stessa per i casi dei Palestinesi ci siamo comportati in tutt’altro modo. Aggiungo che, trattandosi di un fatto politico, trattandosi di una mediazione, c’è un termine ragionevole di trattativa e che soprattutto al Presidente dell’ONU non dovrebbe essere rifiutata.
E’ insomma, caro Cottafavi, un estremo tentativo il cui successo è largamente affidato, se Dio vorrà, a che si metta in moto presto e con le ali. Se l’ONU salvasse una vita umana, strappandola a quest’Italia inetta, sarebbe una bella cosa.
Grazie l’abbraccio.
Aldo Moro
Un incontro a Ginevra sotto l’egidia della Croce Rossa sarebbe possibile?

32) A Franco Malfatti
(il destinatario ha dichiarato di non aver ricevuto la lettera)
All’Ambasciatore Franco Malfatti segretario generale della Farnesina
Carissimo Ambasciatore,
nella disperata situazione in cui mi trovo, sono nella necessità di rivolgermi a Lei, per trasmettere un appropriato messaggio al vecchio collega ed amico Waldheim, presidente dell’ONU, messaggio che è richiesta di urgente aiuto, ma, come Ella ben sa, non è di contenuto semplicemente umanitario. Nella condizione in cui sono non riesco a contattare efficacemente Cottafavi.
E allora mi rivolgo a Lei con la fiducia di sempre, avendo come supremo obiettivo una rapida visita di Waldheim in Italia.
Anche sul piano psicologico, non sarebbe cosa da poco. Ovviamente ogni collaborazione dell’ambasciatore Vinci non potrà che essere estremamente utile. Grazie e con l’affetto di sempre, mi creda suo.
Aldo Moro
Amb. Franco Malfatti
Segretario generale della Farnesina
Un incontro a Ginevra sotto l’egidia della Croce Rossa sarebbe possibile?

33) A Giuseppe Manzari
(il destinatario ha dichiarato di non aver mai ricevuto la lettera)
Carissimo Peppino,
ti sarei grato t’informassi buona fonte circa la ragione per la quale si è bloccata la richiesta di Young di
portare il nostro caso al Consiglio di Sicurezza e se c’è ancora una possibilità in tal senso e che cosa si
può fare con la dovuta urgenza.
La risposta tienila per te, che ti sarà comandata al momento opportuno.
Grazie e affettuosamente tuo
Aldo Moro
Ad un cenno si dovrebbe essere in condizioni di chiamare qui l’Amb. Cottafavi. Nulla per ora. Poi si
vedrà.
Avv. Giuseppe Manzari
presidente Sezione Consiglio di Stato
Capo del Contenzioso diplomatico.

34) A Flaminio Piccoli
(non recapitata)
Caro Piccoli,
mi rivolgo a te con la fiducia e l’affetto che sai. Sei tu ora, punto di riferimento. E vedo il segno della tua presenza nel fatto che sia stato sin qui evitato il peggio, la chiusura indiscriminata. Guardando agli aspetti umanitari, che sono essenziali e valgono per tutti i Paesi, bisogna rapidamente approfondire questa breccia. Andare avanti, cioè, nel concreto, senza illudersi che invocazioni umanitarie possano avere il minimo effetto. Non dividete sul sangue la D.C., non illudetevi di risolvere così i problemi del paese, date fiducia, ora che si manifesta intero, all’umanitarismo socialista, anche se vi fosse la sfida della crisi, la cui composizione del resto è stata così faticosamente accettata. La crisi, per questo motivo che lascia allo scoperto i comunisti, non ci sarebbe o almeno sarebbe risolvibile. Non lasciate allo scoperto i
vecchi amici che hanno dato fino all’ultimo. Sarebbe un fatto obbrobrioso e immorale. Sarebbe un eroismo su basi fragilissime.
Scusa queste considerazioni che, soprattutto per la famiglia dovevo fare, ed abbiti i più cordiali saluti
Aldo Moro

On. Flaminio Piccoli
Presidente del gruppo Parlamentare
Camera della D.C.

35) A Benigno Zaccagnini
(non recapitata)
On. Benigno Zaccagnini
Aggiungi che la mia protezione è stata assolutamente insufficiente e non è giusto farne ricadere la
responsabilità su di me.
Caro Zac,
se si proroga, come si deve, dev’essere per fare davvero qualche cosa, non per perdere tempo. So che
tutto è difficile ma spero non ti sottrarrai a questa responsabilità (il contrario sarebbe disumano e
crudele) di far procedere il negoziato verso una conclusione ragionevole ma positiva. Non puoi capire
che cosa si prova in queste ore. Non cedere a nessuno, non ammettere tatticismi. La responsabilità è
tua, tutta tua. Se fossi nella tua condizione non accetterei mai di dire di sì all’uccisione, di pagare con la
vita la prigionia che non si crede di poter interrompere. Ma stai bene attento alla scala dei valori.
Con [parola indecifrabile]
Aldo Moro

36) A Giovanni Leone
(recapitata il 29 aprile)
Alla Stampa, da parte di Aldo Moro, con preghiera di cortese urgente trasmissione al suo illustre
Destinatario. Molti ringraziamenti
All’On. Prof. Giovanni Leone
Presidente della Repubblica Italiana
Faccio vivo appello, con profonda deferenza, al tuo alto senso di umanità e di giustizia, affinché,
d’accordo con il Governo, voglia rendere possibile una equa e umanitaria trattativa per scambio di
prigionieri politici, la quale mi consenta di essere
restituito alla famiglia, che ha grave e urgente bisogno di me. Le tante forme di solidarietà sperimentate,
t’indirizzino per la strada giusta.
Ti ringrazio profondamente e ti saluto con viva cordialità
Aldo Moro

37) A Amintore Fanfani
(recapitata il 29 aprile)
Onorevole Presidente del Senato,
in questo momento estremamente difficile, ritengo mio diritto e dovere, come membro del Parlamento
italiano, di rivolgermi a Lei che ne è, insieme con il Presidente della Camera, il supremo custode. Lo
faccio nello spirito di tanti anni di colleganza parlamentare, per scongiurarla di adoperarsi, nei modi più
opportuni, affinché sia avviata, con le adeguate garanzie, un’equa trattativa umanitaria, che consenta di
procedere ad uno scambio di prigionieri politici ed a me di tornare in seno alla famiglia che ha grave ed
urgente bisogno di me. Lo spirito umanitario che anima il Parlamento ebbe già a manifestarsi in sede di
Costituente, alla quale anche in questo campo ebbi a dare il mio contributo, e si è fatto visibile con
l’abolizione della pena di morte ed in molteplici leggi ed iniziative. D’altra parte non sfuggono alle
Assemblee né i problemi di sicurezza, che però possono essere adeguatamente risolti, né la complessità
del problema politico per il quale non sarebbero sufficienti scelte semplici e riduttive.
Al di là di questa problematica io affido a Lei, signor Presidente, con fiducia ed affetto la mia persona,
nella speranza che tanti anni di stima, amicizia e collaborazione mi valgano un aiuto decisivo, che
ricostituisca il Plenum del Parlamento e che mi dia l’unica gioia che cerco, il ricongiungimento con la
mia amata famiglia.
Con i più sinceri e vivi ringraziamenti, voglia gradire i miei più deferenti saluti.
Suo Aldo Moro
On. Prof. Amintore Fanfani
Presidente del Senato della Repubblica

38) A Pietro Ingrao
(recapitata il 29 aprile)
Onorevole Presidente della Camera,
in questo momento estremamente difficile, ritengo mio diritto e dovere, come membro del Parlamento
italiano, di rivolgermi a Lei che ne è, insieme con il Presidente del Senato, il supremo custode. Lo faccio
nello spirito di tanti anni di colleganza parlamentare, per scongiurarla di adoperarsi, nei modi più
opportuni, affinché sia avviata con le adeguate garanzie, un’equa trattativa umanitaria, che consenta di
procedere ad uno scambio di prigionieri politici ed a me di tornare in seno alla famiglia che ha grave ed
urgente bisogno di me. Lo spirito umanitario che anima il Parlamento ebbe già a manifestarsi in sede di
Costituente, alla quale anche in questo campo ebbi a dare il mio contributo, e si è fatto visibile con
l’abolizione della pena di morte ed in molteplici leggi ed iniziative. D’altra parte non sfuggono alle
Assemblee né i problemi di sicurezza, che possono però essere adeguatamente risolti, né la complessità
del problema politico per il quale non sarebbero sufficienti scelte semplici e riduttive.
Al di là di questa problematica io affido a Lei, Signor Presidente, con fiducia ed affetto la mia persona,
nella speranza che tanti anni di stima, amicizia e collaborazione mi valgano un aiuto decisivo che
ricostituisca il Plenum del Parlamento e che mi dia l’unica gioia che cerco, il ricongiungimento con la
mia amata famiglia. Con i più sinceri e vivi ringraziamenti, voglia gradire i miei più deferenti saluti.
Suo Aldo Moro
On. Pietro Ingrao
Presidente della Camera dei deputati

39) A Flaminio Piccoli
(recapitata il 29 aprile)
On. Flaminio Piccoli
Presidente Gruppo D.C.
occorrendo puoi parlare anche di me
Caro Piccoli,
non ti dico tutte le cose che vorrei per brevità e per l’intenso dialogo tra noi che dura da anni. Ho
fiducia nella tua saggezza e nel tuo realismo, unica antitesi ad un predominio oggi, se non bilanciato,
pericoloso. So che non ti farai complice di un’operazione che, oltretutto, distruggerebbe la D.C. Non
mi dilungo, perché so che tu capisci queste cose. Aggiungo qualche osservazione per il dibattito interno
che spero abbia giuste proporzioni e sia da te responsabilmente guidato. La prima osservazione da fare
è che si tratta di una cosa che si ripete come si ripetono nella vita gli stati di necessità. Se n’è parlato
meno di ora, ma abbastanza, perché si sappia come sono andate le cose. E tu, che sai tutto, ne sei certo
informato.
Ma, per tua tranquillità e per diffondere in giro tranquillità, senza fare ora almeno dichiarazioni ufficiali,
puoi chiamarti subito Pennacchini che sa tutto (nei dettagli più di me) ed è persona delicata e precisa.
Poi c’è Miceli e, se è in Italia (e sarebbe bene da ogni punto di vista farlo venire) il Col. Giovannoni,
che Cossiga stima. Dunque, non una, ma più volte, furono liberati con meccanismi vari palestinesi
detenuti ed anche condannati, allo scopo di stornare gravi rappresaglie che sarebbero poi state poste in
essere, se fosse continuata la detenzione. La minaccia era seria, credibile, anche se meno pienamente
apprestata che nel caso nostro. Lo stato di necessità è in entrambi evidente.
Uguale il vantaggio dei liberati, ovviamente trasferiti in Paesi Terzi. Ma su tutto questo fenomeno
politico vorrei intrattenermi con te, che sei l’unico cui si possa parlare a dovuto livello. Che Iddio lo
renda possibile.
Naturalmente comprendo tutte le difficoltà. Ma qui occorrono non sotterfugi, ma atti di coraggio.
Dopo un po’ l’opinione pubblica capisce, pur che sia guidata. In realtà qui l’ostacolo è l’intransigenza del
partito comunista che sembra una garanzia.
Credo sarebbe prudente guardare più a fondo le cose, tenuto conto del più duttile atteggiamento
socialista cui fino a due mesi fa andavano le nostre simpatie. Forse i comunisti vogliono restare soli a
difendere l’autorità dello Stato o vogliono di più. Ma la D.C. non ci può stare. Perché nel nostro
impasto (chiamalo come vuoi) c’è una irriducibile umanità e pietà: una scelta a favore della durezza
comunista contro l’umanitarismo socialista sarebbe contro natura. Importante è convincere Andreotti
che non sta seguendo la strada vincente. E’ probabile che si costituisca un blocco di oppositori
intransigenti. Conviene trattare.
Grazie e affettuosamente
Aldo Moro

40) A Riccardo Misasi
(recapitata il 29 aprile)
Carissimo Riccardo,
un grande abbraccio e due parole per dirti che mi attendo, con l’eloquenza ed il vigore che ti sono
propri, una tua efficace battaglia a difesa della vita, a difesa dei diritti umani, contro una gretta ragion di
Stato. Tu sai che gli argomenti del rigore, in certe situazioni politiche, non servono a nulla. Si tratta di
ben altro che dovremmo sforzarci di capire. Se prendi di petto i legalisti, vincerai ancora una volta. Non
illudetevi di invocazioni umanitarie. Vorrei poi dirti che, se dovesse passarsi, come ci si augura, ad una
fase ulteriore, la tua autorità ed esperienza di Presidente della Commissione Giustizia, dovrebbero
essere, oltre che per le cose in generale che interessano, preziose per alcuni temi specifici che tu certo
intuisci.
Grazie e tanti affettuosi saluti.
Aldo Moro
On. Riccardo Misasi

41) A Renato Dell’Andro
(recapitata il 29 aprile)
Carissimo Renato
in questo momento così difficile, pur immaginando che tu abbia fatto tutto quello che la coscienza e
l’affetto ti suggerivano, desidero aggiungere delle brevi considerazioni. Ne ho fatto cenno a Piccoli e a
Pennacchini ed ora lo rifaccio a te, che immagino con gli amici direttamente e discretamente presenti
nei dibattiti che si susseguono.
La prima riguarda quella che può sembrare una stranezza e non è e cioè lo scambio dei prigionieri
politici. Invece essa è avvenuta ripetutamente all’estero, ma anche in Italia. Tu forse già conosci
direttamente le vicende dei palestinesi all’epoca più oscura della guerra. Lo scopo di stornare grave
danno minacciato alle persone, ove essa fosse perdurata. Nello spirito si fece ricorso allo stato di
necessità. Il caso è analogo al nostro, anche se la minaccia, in quel caso, pur serissima, era meno
definita. Non si può parlare di novità né di anomalia. La situazione era quella che è oggi e conviene
saperlo per non stupirsi.
Io non penso che si debba fare, per ora, una dichiarazione ufficiale, ma solo parlarne di qua e di là,
intensamente però. Ho scritto a Piccoli e a Pennacchini che è buon testimone. A parte tutte le
invenzioni che voi saprete fare, è utile mostrare una riserva che conduca, in caso di esito negativo, al
coagularsi di voti contrari come furono minacciati da De Carolis e altri, Andreotti che (con il PCI)
guida la linea dura, deve sapere che corre gravi rischi. Valorizzare poi l’umanitarismo socialista, più
congeniale alla D.C. e che ha sempre goduto, e specie in questa legislatura, maggiori simpatie.
Forza, Renato, crea, fai, impegnati con la consueta accortezza. Te ne sarò tanto grato.
Ti abbraccio.
Aldo Moro
On. [parola illeggibile] Renato Dell’Andro S.p.M.

42) A Tullio Ancora
(recapitata il 29 aprile)
Caro Tullio,
un caro ricordo ed un caloroso abbraccio. Senza perdersi in tante cose importanti, ma ovvie,
concentrati in questo. Ricevo come premio dai comunisti dopo la lunga marcia la condanna a morte.
Non commento. Quel che dico, e che tu dovresti sviluppare di urgenza e con il garbo che non ti manca,
è che si può ancora capire (ma male) un atteggiamento duro del PCI, ma non si capirebbe certo che
esso fosse legato al quadro politico generale la cui definizione è stata così faticosamente raggiunta e che
ora dovrebbe essere ridisegnato. Dicano, se credono, che la loro è una posizione dura e intransigente e
poi la lascino lì come termine di riferimento.
E’ tutto, ma è da fare e persuadere presto.
Affettuosamente
Aldo Moro
Dott. Tullio Ancora
Via Livorno 44
Roma

43) A Giulio Andreotti
(recapitata il 29 aprile)
Caro Presidente,
so bene che ormai il problema, nelle sue massime componenti, è nelle tue mani e tu ne porti altissima
responsabilità. Non sto a descriverti la mia condizione e le mie prospettive. Posso solo dirti la mia
certezza che questa nuova fase politica, se comincia con un bagno di sangue e specie in contraddizione
con un chiaro orientamento umanitario dei socialisti, non è apportatrice di bene né per il Paese né per il
Governo. La lacerazione ne resterà insanabile. Nessuna unità nella sequela delle azioni e reazioni sarà
più ricomponibile. Con ciò vorrei invitarti a realizzare quel che si ha da fare nel poco tempo disponibile.
Contare su un logoramento psicologico, perché son certo che tu, nella tua intelligenza, lo escludi,
sarebbe un drammatico errore.
Quando ho concorso alla tua designazione e l’ho tenuta malgrado alcune opposizioni, speravo di darti
un aiuto sostanzioso, onesto e sincero. Quel che posso fare, nelle presenti circostanze, è di
beneaugurare al tuo sforzo e seguirlo con simpatia sulla base di una decisione che esprima il tuo spirito
umanitario, il tuo animo fraterno, il tuo rispetto per la mia disgraziata famiglia.
Quanto ai timori di crisi, a parte la significativa posizione socialista cui non manca di guardare la D.C., è
difficile pensare che il PCI voglia disperdere quello che ha raccolto con tante forzature.
Che Iddio ti illumini e ti benedica e ti faccia tramite dell’unica cosa che conti per me, non la carriera
cioè, ma la famiglia.
Grazie e cordialmente tuo

Aldo Moro

On. Giulio Andreotti
Presidente del Consiglio dei Ministri

44) A Bettino Craxi
(recapitata il 29 aprile)

Caro Craxi,
poiché ho colto, pur tra le notizie frammentarie che mi pervengono, una forte sensibilità umanitaria del
tuo Partito in questa dolorosa vicenda, sono qui a scongiurarti di continuare ed anzi accentuare la tua
importante iniziativa. E’ da mettere in chiaro che non si tratta di inviti rivolti agli altri a compiere atti di
umanità, inviti del tutto inutili, ma di dar luogo con la dovuta urgenza ad una seria ed equilibrata
trattativa per lo scambio di prigionieri politici. Ho l’impressione che questo o non si sia capito o si
abbia l’aria di non capirlo. La realtà è però questa, urgente, con un respiro minimo. Ogni ora che passa
potrebbe renderla vana ed allora io ti scongiuro di fare in ogni sede opportuna tutto il possibile
sull’unica direzione giusta che non è quella della declamazione. Anche la D.C. sembra non capire. Ti
sarei grato se glielo spiegassi anche tu con l’urgenza che si richiede.
Credi, non c’è un minuto da perdere. E io spero che o al San Rafael o al Partito questo mio scritto ti
trovi. Mi pare tutto un po’ assurdo, ma quello che conta non è spiegare, ma, se si può fare qualcosa, di
farlo.
Grazie infinite ed affettuosi saluti

Aldo Moro
On. Bettino Craxi
Segretario del Partito Socialista Italiano

45) A Erminio Pennacchini
(recapitata il 29 aprile)

Carissimo Pennacchini,
ho avuto sempre grande stima di te, per tutto, ma soprattutto per la cristallina onestà. E’ quindi
naturale che in un momento drammatico mi rivolga a te per un aiuto prezioso che consiste
semplicemente nel dire la verità. Dirla, per ora, ben chiara agli amici parlamentari ed a qualche
portavoce qualificato dell’opinione pubblica. Si vedrà poi se ufficializzarla.
Si tratta della nota vicenda dei palestinesi che ci angustiò per tanti anni e che tu, con il mio modesto
concorso, riuscisti a disinnescare. L’analogia, anzi l’eguaglianza con il mio doloroso caso, sono evidenti.
Semmai in quelle circostanze la minaccia alla vita dei terzi estranei era meno evidente, meno avanzata.
Ma il fatto c’era e ad esso si è provveduto secondo le norme dello Stato di necessità, gestite con somma
delicatezza. Di fronte alla situazione di oggi non si può dire perciò che essa sia del tutto nuova. Ha
precedenti numerosi in Italia e fuori d’Italia ed ha, del resto, evidenti ragioni che sono insite
nell’ordinamento giuridico e nella coscienza sociale del Paese. Del resto è chiaro che ai prigionieri
politici dell’altra parte viene assegnato un soggiorno obbligato in Stato Terzo.
Ecco, la tua obiettiva ed informata testimonianza, data ampiamente e con la massima urgenza,
dovrebbe togliere alla soluzione prospettata quel certo carattere di anomalia che taluno tende ad
attribuire ad essa. E’ un intermezzo di guerra o guerriglia che sia, da valutare nel suo significato. Lascio
alla tua prudenza di stabilire quali altri protagonisti evocare. Vorrei che comunque Giovannoni fosse su
piazza. Ma importante è che tu sia lì, non a fare circolo, ma a parlare serenamente secondo verità. Tra
l’altro ricordi quando l’allarme ci giunse in Belgio? Grazie per quanto dirai e farai secondo verità. La
famiglia ed io, in tanta parte, dipendiamo da te, dalla tua onestà e pacatezza.
Affettuosamente
Aldo Moro 

46) A Maria Luisa Familiari
(la destinataria ha dichiarato di non aver ricevuto la lettera)
C’è anche una lettera per Zaccagnini da portare in casa, vicino casa mia o a Piazza del Gesù con molte
raccomandazioni.
Carissima Maria Luisa (Familiari)
in questa, probabilmente inutile, corsa contro la morte, ricorro a te, col sistema dell’altro giorno,
partendo questa volta da casa tua invece che dall’ufficio, dato il giorno festivo. Si tratta di portare entro
oggi domenica a destinazione queste lettere nelle proprie mani dei destinatari, o almeno quasi nelle loro
mani. Dato che è domenica andare a casa, assicurarsi, essere certi che sarà consegnata a breve scadenza,
andare fuori se l’interessato fosse fuori in un posto definito e sicuro. Il più importante è l’on. Piccoli che
abita non lontano da casa mia e in alternativa si potrebbe trovare (improbabile) nel suo ufficio a
Montecitorio o più probabilmente a Piazza del Gesù. Poi c’è l’on. Riccardo Misasi, Presidente della
Commissione di giustizia, di cui non ho idea dove possa abitare. Se la Camera, date le circostanze, è
aperta chiedere là o a Piazza del Gesù o alla segreteria on. Dell’Andro o al Ministero della giustizia.
Queste frasi qui dette sono le più importanti. Poi c’è quella indirizzata al Dott. Tullio Ancora, Via
Livorno 44, non lungi da Piazza Fiume. Anche lì dare a mano. Ce n’è poi una per il presidente del
Consiglio Andreotti che potrebbe essere recapitata al limite nella sua casa in Corso Vittorio Emanuele,
non lontano dalla Chiesa Nuova. In mancanza di tutto anche in Piazza del Gesù. C’è infine una per l’on.
Craxi che credo abiti all’Albergo San Raphael presso il Panteon o in mancanza alla sede del P.S.I. in via
del Corso, con molte raccomandazioni.
Scusami tanto, abbracciami tutti, voglia anche tu un po’ di bene a Luca. E Dio ti benedica e ti premi di
tutto.
Aldo Moro
P.S. Fai tutto con l’aiuto dei carissimi amici, specie Mimmo, Matteo e Gianni. Sarà brutta domenica, ma
pensa alla mia.

47) Ai Presidenti delle Camere
(non recapitata)
Signori Presidenti delle Camere,
è nota la mia difficile condizione. Sono prigioniero politico delle Brigate Rosse e sottoposto, quale
Presidente del Consiglio Nazionale della D.C., a giudizio sulla base di accuse che riguardano insieme me
ed il gruppo dirigente del Partito. In relazione a questo mio stato di detenzione si è prospettata la
opportunità di uno scambio dei prigionieri politici delle due parti, secondo modalità da trattare. Di
questa possibilità io mi sono fatto portatore in due messaggi, che, malgrado le mie argomentazioni
umanitarie e politiche, non hanno avuto in Parlamento favorevole accoglienza.
A questo punto ritengo di invocare la umanitaria comprensione delle due Assemblee e dei loro
Presidenti per una soluzione che, a mio avviso, non pregiudicherebbe in nessun modo né i diritti dello
Stato, né i legittimi interessi dei prigionieri politici, tra i quali io mi trovo. Questa soluzione dovrebbe
essere negoziata tramite la Croce Rossa di Ginevra e dovrebbe concretarsi in una legge straordinaria ed
urgente del Parlamento, la quale mi conferisca lo status di detenuto in condizioni del tutto analoghe,
anche come modalità di vita, a quelle proprie dei prigionieri politici delle Brigate Rosse. Per legge io
verrei così vincolato a questi prigionieri e non potrei fruire di atti di clemenza o di scambi, se non in
quanto gli altri ne beneficiassero. Ovviamente la garanzia alle Brigate Rosse dovrebbe essere data
tramite il negoziato con la Croce Rossa e la legge obbligante che il Parlamento poi voterebbe, ritenendo
in essa assorbita l’autorizzazione a procedere e ad arrestare.
So bene che si possono fare contro questa tutte le possibili obiezioni. Sta di fatto però che è questo
l’unico modo per salvare la vita ed ottenere condizioni di detenzione accettabili, e che io accetto, fino a
che non maturino le condizioni di un miglior assetto della materia. Infatti una prigione clandestina non
può durare a lungo, né offrire, per ragioni tecniche, più di quel che offre. In una prigione comune, per
quanto severa, io avrei delle migliori possibilità ambientali, qualche informazione ed istruzione,
assistenza farmaceutica e medica ed un contatto, almeno saltuario, con la famiglia. Voglia il Parlamento
nel suo alto senso di giustizia e di umanità vagliare la mia proposta, non recidendo l’esile filo nel quale si
esprimono le mie poche speranze.
Con ossequi
Aldo Moro 

48) A Eleonora Moro
(non recapitata)
Mia dolcissima Noretta,
non mi soffermo sulle tante cose tenere che vorrei dire per tutti voi. C’è una cosa importante ed urgente
da fare: un tuo incontro con Zaccagnini, Piccoli, Bartolomei, Galloni e Gaspari. Devi dire loro, prima
privatamente, poi pubblicamente col tenore che uso in questi giorni (ce ne sarà uno ancora domani) che
essi mi conducono a morte sicura, escludendo qualsiasi trattativa su scambi di prigionieri, salvaguardia
di ostaggi e poi anche sulle proposte ultime e minime dell’on. Craxi. Non si debbono fare illusioni in
proposito. Possono darti tutte le assicurazioni che vogliono, ma non hanno niente in mano. Dato che il
tempo corre, la via della prudenza, dell’attesa, della fiducia è impercorribile, anche di fronte a TV e
radio devi dire (chiariscilo per me a Guerzoni) che tu chiedi un’assunzione di responsabilità della D.C. e
ad essa dovrai dolorosamente attribuire la responsabilità.
Sei mia moglie, rappresenti la famiglia, puoi dirlo, con esito drammatico.
Sii dura come sai esserlo […]
Aldo

[…] seguono due righe incomprensibili

49) A Corrado Guerzoni
(il destinatario ha dichiarato di non aver mai ricevuto la lettera)
Se non la ricevono, va pure detto in TV. Chiamare subito Guerzoni
Carissimo Guerzoni,
ci deve essere un mio appello al partito, presso mia moglie, da diffondere molto e presto. Inoltre è
ritenuto qui essenziale che mia moglie si rechi al partito (Zac + 5) e dica loro nettamente che il rifiuto
della D.C. a trattare seriamente, anche nelle forme minime proposte da Craxi, comporta la mia morte, la
cui responsabilità la famiglia deve ad essa attribuire.
Questo va sistematicamente ripetuto dopo a mezzo TV. Le sarò grato se accompagnasse e aiutasse,
perché è la prima volta che mia moglie fa questo e ne è terrorizzata. Ma almeno la Radio dovrebbe
essere più facile. Quanto all’opportunità lasci me giudicare. Scusi tanto, grazie per il doppio lavoro e
molta cordialità.
Aldo Moro
In caso di indisponibilità dell’altra parte o di cogenti ragioni di salute di mia moglie, bisogna mandare
subito una lettera alla D.C. che esprima i noti concetti e che sia subito pubblicata. Guerzoni di
domenica reperibile in casa via Flaminia N° reperibile nel catalogo. Ovvero in via di Forte Trionfale, 79
lunedì in ufficio. Mi raccomando: questa diffida è essenziale e deve essere immediata.

50) A Don Antonello Mennini
(il destinatario ha dichiarato di non aver mai ricevuto la lettera)
Antonello Mennini
Carissimo Antonello,
avrei da dire molte cose, ma le rimando perché meno urgenti. ci sarebbe da consegnare tre lettere
importanti di persona e con molta urgenza.
1 Onorevole Piccoli. Dovrebbe essere tra molta confusione al suo ufficio nel gruppo parlamentare della
Camera. Bisogna stanarlo e dargliela, dicendo che viene da me.
2 On. Renato Dell’Andro. Può essere all’albergo Minerva (mi pare proprio si chiami così, tutto di
fronte alla chiesa) o al Ministero della giustizia o infine alla sede del Gruppo D.C. a Montecitorio. Se
per dannata ipotesi, avessi sbagliato il nome dell’albergo, sappi che i due alberghetti di cui si tratta sono
così: Chiesa Minerva Questo a destra è Dell’Andro.
3 On. Pennacchìni potrebbe essere allo stesso Gruppo al suo nuovo ufficio di Presidente della
Commissione parlamentare per i servizi d’informazione, di quest’ultimo non conosco la sede, che è
però vicinissima alla Camera dove la conoscono.
L’importante è che arrivi e arrivi subito. Per semplificazione si può affidare a Dell’Andro, di persona,
l’operazione Pennacchini. Quindi: partire da Piccoli, poi Dell’Andro, per suo tramite o direttamente,
Pennacchini. In extremis, lasciare di persona a Dell’Andro per gli altri due sollecitandolo.
Se possibile, S.Em. Poletti potrebbe far osservare a S.S. che il Suo bellissimo messaggio, equivocandosi
tra restituzione umanitaria e scambio dei prigionieri, si presta purtroppo ad essere utilizzato contro di
me. Essenziale sarebbe dire ad Andreotti il sincero desiderio che le cose vadano nel modo desiderato da
noi e cioè mediante scambio. Se si vuole il risultato, questa è la via. Altrimenti tutto s’incaglia.
Grazie, benedicimi, proteggimi e voglimi bene.
tuo Aldo Moro

51) A Don Antonello Mennini
(il destinatario ha dichiarato di non aver mai ricevuto la lettera)
Mio carissimo Antonello,
scusa se profitto così spesso di te. E’ che sei non solo il più caro, ma il più utile e capace nella
difficilissima situazione.
3 cose I ho chiesto ieri a mia moglie (ma il messaggio sarà stato fatto passare? e le sue parole saranno state
trasmesse?) che dica fermamente che invoca salvezza per me, nell’unico modo possibile, come tante
altre volte è avvenuto, cioè di uno scambio di prigionieri. E poi commosse parole di circostanza. Il fatto
che l’appello di mia moglie non arrivi mi allarma sulla salute sua, ma genera forse l’impressione che la
famiglia sia più vicina alla linea ufficiale anziché a me, il che è falso.
II Vorrei raccogliessi notizie sulla salute di casa e ti tenessi pronto a rispondere, quando mi sarà possibile
di domandartelo. Mi potrebbero scrivere qualche rigo? Tramite te?
III ed è di particolare urgenza (precede le altre cose) prendere contatto telefonico con l’On. Dell’Andro
(Ministero Giustizia) o con Sen. Rosa (Marina Mercantile) o Sen. Gui e Sen. Cervone, pregando di
preparare bene la progettata riunione (a quanto sento) sulla mia disgraziata vicenda, tenendo contatto
con gli altri amici e in particolare l’On. Misasi. E’ necessario avere una seria linea alternativa a quella del
Governo, la quale riecheggi un po’ la ispirazione socialista. Bisogna far capire che lo scambio è stato
quasi sempre fatto quando erano in gioco ostaggi e a quelli dell’altra parte è stato dato riparo all’estero
con esclusione dal territorio nazionale. Dì tante cose care a mia moglie e a chi vedi dei miei. Benedicimi
e aiutami nel Signore. Ti abbraccio forte
Tuo Aldo Moro
P.S. Un’ultima cosa urgente da dire a mia moglie, che faccia riscuotere subito a Rana alcuni assegni da
me firmati in mansarda. E’ necessario per evitare complicazioni ereditarie. Grazie.
P.S. Dì al Card. Poletti che mia moglie purtroppo non sta bene. Che supplichi il Papa di fare di più,
insistendo personalmente con Andreotti e non lasciandosi convincere dalla ragione di Stato. Altre volte
è stata superata.

52) A Eleonora Moro
(recapitata il 24 aprile)
Carissima Noretta,
come ultimo tentativo fai una protesta ed una preghiera con tutto il fiato che hai in gola, senza sentire i
consigli di prudenza di chicchessia e dello stesso Guerzoni.
Ti abbraccio forte forte
Aldo

53) A Benigno Zaccagnini
(recapitata il 24 aprile)
Caro Zaccagnini,
ancora una volta, come qualche giorno fa m’indirizzo a te con animo profondamente commosso per la crescente drammaticità della situazione. Siamo quasi all’ora zero: mancano più secondi che minuti.
Siamo al momento dell’eccidio. Naturalmente mi rivolgo a te, ma intendo parlare individualmente a tutti i componenti della Direzione (più o meno allargata) cui spettano costituzionalmente le decisioni, e che decisioni! del partito. Intendo rivolgermi ancora alla immensa folla dei militanti che per anni ed anni mi hanno ascoltato, mi hanno capito, mi hanno considerato l’accorto divinatore delle funzioni avvenire della Democrazia Cristiana. Quanti dialoghi, in anni ed anni, con la folla dei militanti. Quanti dialoghi, in anni ed anni, con gli amici della Direzione del Partito o dei Gruppi parlamentari. Anche negli ultimi difficili mesi quante volte abbiamo parlato pacatamente tra noi, tra tutti noi, chiamandoci per nome,
tutti investiti di una stessa indeclinabile responsabilità. Si sapeva, senza patti di sangue, senza inopinati segreti notturni che cosa voleva ciascuno di noi nella sua responsabilità. Ora di questa vicenda, la più grande e gravida di conseguenze che abbia investito da anni la D.C., non sappiamo nulla o quasi. Non conosciamo la posizione del Segretario né del Presidente del Consiglio; vaghe indiscrezioni dell’On. Bodrato con accenti di generico carattere umanitario. Nessuna notizia sul contenuto; sulle intelligenti sottigliezze di Granelli, sulle robuste argomentazioni di Misasi (quanto contavo su di esse), sulla precisa sintesi politica dei Presidenti dei Gruppi e specie dell’On. Piccoli. Mi sono detto: la situazione non è
matura e ci converrà aspettare. E’ prudenza tradizionale della D.C. Ed ho atteso fiducioso come sempre, immaginando quello che Gui, Misasi, Granelli, Gava, Gonella (l’umanista dell’Osservatore) ed altri avrebbero detto nella vera riunione, dopo questa prima interlocutoria. Vorrei rilevare incidentalmente che la competenza è certo del Governo, ma che esso ha il suo fondamento insostituibile nella D.C. che dà e ritira la fiducia, come in circostanze così drammatiche sarebbe
giustificato. E’ dunque alla D.C. che bisogna guardare. Ed invece, dicevo, niente. Sedute notturne,
angosce, insofferenza, richiami alle ragioni del Partito e dello Stato. Viene una proposta unitaria
nobilissima, ma che elude purtroppo il problema politico reale.
Invece dev’essere chiaro che politicamente il tema non è quello della pietà umana, pur così suggestiva, ma dello scambio di alcuni prigionieri di guerra (guerra o guerriglia come si vuole), come si pratica là dove si fa la guerra, come si pratica in paesi altamente civili (quasi la universalità), dove si scambia non solo per obiettive ragioni umanitarie, ma per la salvezza della vita umana innocente. Perché in Italia un altro codice? Per la forza comunista entrata in campo e che dovrà fare i conti con tutti questi problemi anche in confronto della più umana posizione socialista?
Vorrei ora fermarmi un momento sulla comparazione dei beni di cui si tratta: uno recuperabile, sia pure a caro prezzo, la libertà; l’altro, in nessun modo recuperabile, la vita. Con quale senso di giustizia, con quale pauroso arretramento sulla stessa legge del taglione, lo Stato, con la sua inerzia, con il suo cinismo, con la sua mancanza di senso storico consente che per una libertà che s’intenda negare si accetti e si dia come scontata la più grave ed irreparabile pena di morte? Questo è un punto essenziale che avevo immaginato Misasi sviluppasse con la sua intelligenza ed eloquenza. In questo modo si reintroduce la pena di morte che un Paese civile come il nostro ha escluso sin dal Beccaria ed espunto nel dopoguerra dal codice come primo segno di autentica democratizzazione. Con la sua inerzia, con il suo tener dietro, in nome della ragion di Stato, l’organizzazione statale condanna a morte e senza troppo pensarci su, perché c’è uno stato di detenzione preminente da difendere. E’ una cosa enorme. Ci vuole un atto di coraggio senza condizionamenti di alcuno. Zaccagnini, sei eletto dal congresso.
Nessuno ti può sindacare. La tua parola è decisiva. Non essere incerto, pencolante, acquiescente. Sii coraggioso e puro come nella tua giovinezza.
E poi, detto questo, io ripeto che non accetto l’iniqua ed ingrata sentenza della D.C. Ripeto: non assolverò e non giustificherò nessuno. Nessuna ragione politica e morale mi potranno spingere a farlo.
Con il mio è il grido della mia famiglia ferita a morte, che spero possa dire autonomamente la sua parola. Non creda la D.C. di avere chiuso il suo problema, liquidando Moro. Io ci sarò ancora come un punto irriducibile di contestazione e di alternativa, per impedire che della D.C. si faccia quello che se ne fa oggi.
Per questa ragione, per una evidente incompatibilità, chiedo che ai miei funerali non partecipino né Autorità dello Stato, né uomini di partito. Chiedo di essere seguito dai pochi che mi hanno veramente voluto bene e sono degni perciò di accompagnarmi con la loro preghiera e con il loro amore.
Cordiali saluti
24-4-78
Aldo Moro
On. Benigno Zaccagnini
P.S. Diffido a non prendere decisioni fuori dagli organi competenti di partito.

54) A Eleonora Moro
(non recapitata)
Mia dolcissima Noretta,
credo che questa sia proprio l’ultima. Per ragioni misteriose mi sembra preclusa qualsiasi speranza. Non si sa neppure approssimativamente, che cosa accade, in che si concludano le varie iniziative delle quali una volta si parla. Il Papa non può fare niente neppure dimostrativamente, in questo caso? Perché avevamo tanti amici, a schiere. Non una voce che io sappia, si è levata sin qui. Di voi ho ricevuto la sola lettera del "Giorno", che volevo portare sul petto, così per farmi compagnia, all’atto di morire. Ma si è perduta nel pulire la prigione. Per quanto abbia chiesto, non ho saputo altro. Quasi pensavo di aver fatto qualcosa di vergognoso. Ma è il meccanismo, deve essere così. Ed a voi devono avere consigliato
(proibito) di fare qualsiasi protesta, che non sarebbe servita a nulla, ma avrebbe dimostrato che io qualche persona cara l’ho ancora. E’ stato tutto freddamente determinato ed io sono stato trattato come se solo mi fossi servito della D.C. Ma non hanno nemmeno un momento esaminato la situazione, per vedere che cosa era opportuno fare, salvare il salvabile, capire. Una spaventosa improvvisazione. Per me, è finita. Penso solo a voi e, se non sono oppresso fino alla follia, vi richiamo, vi rivedo, da grandi e da piccoli, da anziani e da giovani e tra tutti il dilettissimo Luca con cui passo ancora i momenti disponibili. E poi il dubbio della vostra salute, la ragione del vostro silenzio. Spero che Freato e Rana vi
seguano. I nostri dopo 40 giorni si saranno un po’ abituati, ma dimenticati, spero, no. Se a Torrita non venite, comincia col tenermi a Roma, o nella chiesa di Torrita. Abbracciameli tutti tutti, uno ad uno, ogni giorno, come avrei fatto.
Ricordatemi un po’, per favore. lo sono cupo e un po’ intontito. Credo non sarà facile imparare a guardare e a parlare con Dio e con i propri cari. Ma c’è speranza diversa da questa? Qualche volta penso alle scelte sbagliate, tante; alle scelte che altri non hanno meritato. Poi dico che tutto sarebbe stato eguale, perché è il destino che ci prende. Mentre lasciamo tutto resta l’amore, l’amore grande grande per te e per i nostri frutti di tanta incredibile e impossibile felicità.
Che di tutto resti qualcosa. Ti abbraccio forte, Noretta mia. Morirei felice, se avessi il segno di una vostra presenza. Sono certo che esiste, ma come sarebbe bello vederla.
Aldo

55) Ai parenti
(non recapitata)
A fratelli, cognati, zii un grande abbraccio
grazie
A Nonna tante cose care
Vede che non si può fare previsioni?
Aldo 

56) A Corrado Guerzoni
(non recapitata)
Rai II Rete
Caro Guerzoni,
in questo momento drammatico mi sento accanto a Lei, infinitamente grato per il bene che mi ha voluto, per quanto ha operato per me, per quanto avrà certo fatto in questa circostanza. Molte cose mi risultano incomprensibili e non voglio rifletterci su. Mi angoscia la famiglia che resta sola, specie Luca.
L’affido a Dio ed a buoni amici a cui debbo tanta riconoscenza. Mi ricordi alla Sig.ra De Candido e si abbia un grande abbraccio dal suo
Aldo Moro

57) A Maria Fida Moro e Demetrio Bonini
(non recapitata)
Carissimi Maria Fida e Demi, casa
figli amati vi riscrivo, nel forte dubbio che le mie precedenti lettere di addio siano state, chissà perché, sequestrate. Volevo dirvi (ed ora ve lo dico, purtroppo, meno bene) tutto il mio amore, tutta la mia stima, tutto il legame con voi. Vi ho già detto che con Luca mi avete dato la cosa più grande della mia vita, quella che più angoscia lasciare. Lo terrò stretto a me fino all’ultimo istante, sperando che non gli resti il segno di questa vicenda ma che, misteriosamente, l’amore rimanga. So la fragilità di Fida che ha bisogno di essere aiutata. Ho cercato di farlo con più gioia che sia dato immaginare. Ma ora occorrono altri e da tutti invoco questa collaborazione. Anche tu Demi caro, che già fai tanto, stai in questa circostanza più vicino a tuo figlio tienilo fra le braccia come lo terrei io, riversa su di lui il tuo amore.
Camminate per la vostra strada diritti e saggi, ora che i tempi si fanno sempre più difficili. Fida ricordi il mio amore dal primo istante, la cura infinita e confidente, il desiderio di aiutarla sempre. Siate uniti nell’amore e nella famiglia, senza alcuna distrazione. Non c’è cosa più grande di questa. Che Iddio vi benedica dal profondo, vi tenga stretti a me e tra voi. Un tenerissimo abbraccio dal vostro Papà.
Aldo
Ricorda quella piccola dichiarazione creditoria
P.S. Mi consola pensare che, prendendo io quel che sta per arrivare, lo scanso agli altri, lo scanso a Luca
e Luca potrà star bene. E questo è l’essenziale. Baciatelo tanto per me e forte forte, ciao a voi altri.
C’è tutto tra la nostra storia e la storia. 

58) A Anna Maria Moro e Mario Giordano
(non recapitata)
Carissimi Anna e Mario, casa
nel dubbio che una mia precedente non sia stata recapitata per sequestro, desidero dirvi alla meno peggio, e per quando questa carta vi perverrà, tutto il mio profondo attaccamento, tutto il mio amore per voi, tutta la dolce attesa e curiosità per la vostra creatura. Tu sai, Annina, quanto ti ho amata sempre e condotta con la tua cuffietta, seria seria, per strada. Ti sono stato sempre vicino, partecipe della tua ansia, pronto a consolarti. Poi Mario è venuto dolcemente a rilevarmi in parte delle mie funzioni. Ma tu sei sempre rimasta la piccolina del tuo papà, sulla mia gamba destra, a cavallo. Così ti ricordo e ti ricorderò, anche se il ricordo si prolunga fino al Liceo, all’Università, alla Laurea e via. Se c’è stato qualche momento difficile esso è superato. Siate uniti come non mai in questo momento, che la tua creatura nasca tra gente che la ama. E noi tutti l’amiamo. Vi sentiremo vicini vi siamo vicini. Siate retti, operosi, buoni, come sempre. Questa brutta vicenda vi farà ancora più seri.
Sentitemi sempre con voi e ricordatemi rispettosamente alla famiglia di Mario. Vi benedico dal profondo del cuore, vi abbraccio forte forte, vi stringo a me con la piccolissima. Che Iddio vi aiuti nella pur difficile vita che vi aspetta.
Papà 

59) A Luca Bonini
(non recapitata)
Mio carissimo Luca, casa
non so chi e quando ti leggerà questa lettera del tuo caro nonnetto. Potrai capire che tu sei stato e resti per lui la cosa più importante della vita. Vedrai quanto sono preziosi i tuoi riccioli, i tuoi occhietti arguti e pieni di memoria, la tua inesauribile energia. Saprai così che tutti ti abbiamo voluto un gran bene ed il nonno, forse, appena un po’ più degli altri. Per quel poco che è durato sei stato tutta la sua vita.
Ed ora il nonno Aldo, che è costretto ad allontanarsi un poco, ti ridice tutto il suo infinito affetto ed afferma che vuole restarti vicino. Tu non mi vedrai, forse, ma io ti seguirò nei tuoi saltelli con la palla, nella tua corsa al […] nel guizzare nell’acqua, nel tirare la corda al motore. Io sarò là e ti accarezzerò, come sempre ti ho accarezzato, dolcemente il visino e le mani. Ti sarò accanto la notte, per cogliere l’ora giusta della pipì, e farti poi dolcemente riaddormentare. E la mattina portarti la vestaglietta, magari con le scarpette pronte in mano in attesa della pizza o del pane fresco. Queste sono state le grandi gioie di nonno e, per quanto è possibile lo resteranno. Cresci buono, forte, allegro serio. Il nonno ti abbraccia forte forte, ti benedice con tutto il cuore, spera sia in mezzo a gente che ti vuol bene e che forma anche
la tua psiche.
Con tanto amore
il nonno 

60) A Giovanni Moro
(non recapitata)
Mio Carissimo Giovanni, casa
credevo di avere scritto una lettera di amore e di ricordo per ciascuno di voi. Ed ora mi viene l’assurda (ma reale) preoccupazione che tutto sia andato disperso in perquisizioni giudiziarie o di polizia. Mi affretto perciò a scrivertene un’altra, sperando che, restando in deposito qualche tempo sia più fortunata. Voglio dire a te ed Emma tutto l’amore e la fiducia che vi porto e l’angoscia che mi prende nel dovervi lasciare soli così giovani. Ma siete di buona tempra e di grande serietà. Non perciò il dolore è meno grande. Giovanni caro, io ti ricordo piccolissimo, ti ho seguito con tutto l’amore, ti ho dato la gioia del gioco e della compagnia. Ho rispettato il momento nel quale cercavi la tua autonomia, ma mi sono allietato tanto, quando tu, proprio tu, sei tornato qualche volta a carezzarmi come da piccolo.
Ammiro il tuo impegno nello studio (ma […] qualche esame in più) e rispetto la tua vocazione. Ma la politica ha delle irrazionalità per cui non conviene restarvi al di la dell’età dell’esperienza umana. Non far mancare neppure tu a Luca l’affetto e la compagnia di cui ha tanto bisogno. Avrei voluto assicurarglieli io. Come si fa? Non è male se resti un po’ di più in casa. Anche lo spirito è più sereno.
Ti stringo con Emma in un grande abbraccio nel quale mi pare di trovare la tua dolce infanzia. Che Iddio ti benedica, t’illumini, ti aiuti, ti ridia poco a poco, non la dimenticanza ma la serenità. E siate tutti
uniti, ch’è l’unica cosa che conta.
Con Emma ti abbraccio forte forte
il tuo papà 


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