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P2p, pugno duro in Germania: fino a cinque anni di carcere.

by on Mar.27, 2006, under Articoli

ROMA – Un film scaricato da internet per vederselo a casa uguale a due anni di galera. Dal primo gennaio del prossimo anno.
Dove? In Germania, paese che ha appena varato una tra le leggi antipirateria più dure di tutta l'Europa.
Se poi il reo fosse colpevole della successiva commercializzazione dei film, o dei file audiovisivi che ha "rapinato" da internet, scatterebbero cinque anni di detenzione per un solo titolo.Perché ricorrere a sanzioni così dure? La Germania è il paese europeo che conta il più alto numero di utenti internet, tra i più competenti e attivi d'Europa: l'anno scorso hanno scaricato la bellezza di 20 milioni di film, e – conti alla mano – fatto perdere 1,7 miliardi di euro all'industria musicale tedesca copiando l'equivalente di 439 milioni di cd.
Il buffo è che molti di questi "pirati" nella vita privata sono adolescenti, frequentano le scuole superiori e spesso riescono ad arruolare nella loro "banda" anche i genitori. Pare infatti che per molte famiglie tedesche sia diventata un'abitudine riunirsi a fine giornata lavorativa davanti alla tv, e gustare tutti insieme il film che il pargolo ha scaricato da internet.
La legge entrerà in vigore il primo gennaio dell'anno prossimo, e gli utenti già tremano. Subito finita nell'occhio del ciclone Brigitte Zypries, ministro della giustizia, ha immediatamente chiarito che non farà scattare le manette ai polsi dei ragazzi.
In molti paesi dell'Europa chi va all'arrembaggio di film e file audio online non finisce in carcere, ma rischia consistenti pene pecuniarie.
Tranne che nell'isola felice della Svizzera dove vige un paradiso fiscale anche per il pirata del web che al momento non è ancora soggetto a nessun tipo di multa.
In Francia le cose si muovono diversamente e la legge varata appena una settimana fa, a sentire il ministro della cultura Donnedieu de Vabres, è servita sì ad aumentare le pene pecuniarie, ma anche ad evitare il carcere. In prigione solo gli "editori" di tecnologie informatiche che permettano il download illegale.
Nessuna sanzione a chi scarica per uso privato. La legislazione che tutela su internet i detentori del diritto d'autore è in fase di evoluzione, ma dall'altra parte della barricata, come se la passano gli utenti? L'unico paese che autorizza contemporaneamente la duplicazione, il download e il file sharing, purché non sia a fini di lucro, è il Brasile.
Grazie alle licenze Creative Commons che chiedono di specificare il nome dell'autore dell'opera in questione e poco altro in più, download e scambio sono autorizzati. Chi ha avuto l'idea di questo "some rights reserved"? Gilberto Gil, celebre musicista e ministro della cultura del paese.
In molti paesi europei tra cui il nostro sono in discussione, se non in fase di approvazione, provvedimenti legali mirati a tassare i supporti che leggono film e musica. Cosa vuol dire? Che l'utente rischia di pagare tre volte lo stesso brano musicale ovvero quando lo acquista online, quando lo ascolta e quando lo copia su cd.
Una follia a cui nessuno ha ancora pensato di porre un freno. Solo la Francia ha mostrato attenzione alla salute dei surfisti del web, proteggendo i loro investimenti. Se lo store online della Apple ha registrato recentemente l'acquisto del miliardesimo brano, preoccupandosi di premiare l'utente con una ragguardevole cifra da utilizzare per comprare nuovi pezzi musicali, non ha pensato all'eventualità che i suoi utenti desiderino ascoltare gli stessi brani su supporti diversi da quello dell'i-pod o di un pc che abbia installato il programma iTunes.
Il provvedimento preso dal legislatore francese è stato quello di obbligare le aziende detentrici di tecnologie DRM (Digital Rights Management) a renderle open source in modo che sia possibile e doveroso intervenirci per rendere gli acquisti accessibili anche su nuovi supporti.
La strada quindi sembra essere a doppio senso: maggiori tutele per chi possiede il copyright, ma anche per chi compra.
Che sta mostrando rispetto e interesse per la legalità: nell'ultimo anno infatti il fatturato di file a pagamento ha raggiunto il 6% di quello mondiale, a dimostrare non tutti gli internauti sono criminali e impermeabili alla legalità, anzi.

Fonte: La Repubblica 27 Marzo 2006


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