Liquida

Quattrocchi: se non fosse morto avrebbe fatto anche lui l’attore

by on Feb.08, 2007, under Articoli

Il video del blitz Usa che liberò gli ostaggi 

Nelle riprese Agliana, Cupertino, Stefio e il polacco Kos raggiunti dai soldati americani nel covo dove erano tenuti prigionieri.
 

MILANO – Il titolo del video è «The Italian Job». La data è "8 giugno 2004". Musica tosta come colonna sonora. E' la documentazione filmata del blitz che avrebbero lanciato le truppe speciali americane per liberare tre ostaggi italiani – Maurizio Agliana, Umberto Cupertino, Salvatore Stefio – ed uno polacco, Jerzy Kos. Parti del video erano già state diffuse dopo l'intervento ma "The Italian Job" sembra essere la versione integrale. Quasi uno spot pubblictario delle unità scelte statunitensi: diversi team dei Navy Seals, i commando anti-terrorismo della Marina. Nel filmato vengono indicati con sigle – Prince 61, 62. – e compaiono a bordo degli elicotteri. Al video sono state aggiunte una finta pagina di giornale che celebra l'incursione, sottotitoli, la scritta "Pow" (prigionieri di guerra), i ringraziamenti per la «fonte», indicata con un numero, che avrebbe soffiato le informazioni giuste. Infine la scena ormai famosa del taglio della catena che teneva legati il polacco Kos e Salvatore Stefio.
 
LIBERAZIONE – La liberazione mette fine al dramma costato la vita a Fabrizio Quattrocchi, il contractor italiano ucciso subito dopo il sequestro ad opera di un commando ribelle nell'aprile 2004. Un rapimento poi seguito da molti altri, compreso quello di Giuliana Sgrena, al centro oggi della polemica con gli Usa.
 
I DUBBI – Sulla veridicità del blitz sono sorti diversi dubbi. Alcuni hanno sostenuto che in realtà gli ostaggi sono stati abbandonati in una casa (dopo il pagamento di un riscatto di circa 9 milioni di dollari) in modo che potessero essere trovati dai soldati americani. Insomma una messinscena per salvare la faccia a tutti. E del resto le manipolazioni sono sempre possibili. Questo vale sia per la propaganda ufficiale che per le informazioni fatte circolare dai guerriglieri/terroristi. Ma aldilà della vicenda, «The Italian Job» è la conferma di come i militari, oltre al fucile, usino la videocamera per documentare quello che vedono o fanno. Riprese autorizzate che si mescolano a quelle dei singoli soldati e poi lanciate su Internet. Un'attività che accompagna quella dei blog gestiti da ufficiali. Chi presta servizio in Iraq o Afghanistan lascia in un sito informazioni pratiche sugli insorti, sulle loro tattiche, sulle caratteristiche di un quartiere. O più semplicemente racconta la guerra in un modo diverso.

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