Liquida

In Afghanistan ci sono leggi segrete

by on Apr.26, 2007, under Articoli

Dice di sospettare che l’uomo di Emergency, Ramatullah Hanefi, sia «un alleato dei talebani direttamente responsabile» della decapitazione di Adjmal Nashkbandi, lo sfortunato traduttore di Daniele Mastrogiacomo.

Abdul Jabar Sabet.

Abdul Jabar Sabet. E’ la massima autorità giuridica afgana. Laureato negli Stati Uniti, nel 1992 le autorità americane gli negarono il visto di entrata per i suoi legami con il signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar, tutt’oggi alla macchia con l’accusa di essere alleato con Osama Ben Laden. Poi ottenne la residenza a Montreal. Quando nel 2006 l’ambasciata americana a Kabul sostenne la sua nomina ai quadri dirigenti dell’amministrazione di Hamid Karzai, la stampa canadese affermò che ciò giungeva dopo le dichiarazioni di Sabet sui “trattamenti umani” dei detenuti nel carcere Usa di Guantanamo. Un rapporto non facile con la stampa il suo. Negli ultimi giorni Sabet si è inimicato i giornalisti afgani, dopo che oltre una settimana fa aveva ordinato alla polizia di fare irruzione negli studi della televisione locale Tolo, che lui accusa di averlo “citato scorrettamente e offeso”.

Signor procuratore, sono trascorsi quasi 50 giorni dall’arresto di Hanefi da parte dei servizi segreti afgani. Non è contrario ai termini del fermo di polizia previsti dalla vostra legislazione?
«La nostra legge è chiara. Nessuno può essere arrestato senza accusa. E il fermo di polizia termina al massimo dopo 72 ore. Chiunque ha diritto a un avvocato subito dopo l’arresto. In presenza di un avvocato il fermo può essere prolungato a 15 giorni e raddoppiato sino a 30 per concedere il tempo di concludere le indagini. Ma, se per allora non è stata notificata un’accusa precisa alla procura, il prigioniero va comunque rilasciato».
Dunque la detenzione di Hanefi è illegale?
«Sin qui la legge per i casi normali. Ma non va dimenticato che l’Afghanistan è un Paese ancora in guerra. Abbiamo i terroristi in casa. E nemici all’estero, che tramano per la nostra destabilizzazione. Il Pakistan aiuta i telebani. Al Qaeda addestra i kamikaze che si fanno esplodere nel cuore di Kabul. I talebani operano nel sud e nelle province orientali. Voi italiani e il mondo intero dovete capire che siamo di fronte a una situazione eccezionale. Ecco perché in parallelo alle procedure normali esistono delle leggi segrete per combattere chi attenta alla sicurezza dello Stato».
Leggi segrete, cosa prevedono?
«Non le conosco neppure io. Non so come, in quali circostanze e quando vengano applicate. Posso dire che Hanefi non rappresenta un caso isolato».
Lei sa che l’Italia ha sino ad ora speso circa 50 milioni di dollari per finanziare la ricostruzione del sistema giudiziario afgano. Cosa risponde al ministro Massimo d’Alema, che minaccia di bloccare questi aiuti se Hanefi non sarà giudicato in modo legalmente corretto?
«Chiedo per favore agli italiani e al ministro d’Alema che comprendano le difficoltà in cui ci troviamo. Per favore non tagliate gli aiuti, il vostro apporto è fondamentale. Posso assicurare personalmente che comunque, una volta finito l’interrogatorio da parte dei servizi segreti, Hanefi sarà affidato alla giustizia ordinaria. E, nel caso dovessero sostanziarsi le accuse, subirà regolare processo come in tutti i casi simili al suo. Sarebbe anticostituzionale condannarlo senza processo e diritto alla difesa».
Conosce le accuse nei suoi confronti, ci sono le prove?
«E’ ancora in mano ai servizi. Io non so nulla. Mi hanno detto che è sospettato di essere un talebano. Tanto che sarebbe stato lui a insistere per la morte di Nashkbandi. Sembra che questi avesse capito quanto stretto fosse il rapporto tra Ramatullah e gli uomini del Mullah Dadullah. Per questo doveva essere eliminato».
Potrebbe essere condannato a morte?
«Non so. E’ una possibilità. Il nostro codice contempla la pena capitale, specie per chi partecipa a organizzazioni eversive. Sino ad ora le impiccagioni sono state solo un paio. E tutte vanno approvate personalmente dal Presidente Karzai».
Lorenzo Cremonesi
 
 

 


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