A lezione di barca e vela
by liquida on Apr.28, 2008, under Articoli
Si lo so, qualcuno può pensare che l’unica cosa che ho imparato a fare in questi giorni è modellarmi anche se entra acqua il più possibile alla barca facendo in modo che il mio corpo si adegui a lei ma che non mi faccia allontanare dal sole, ma siccome sono bollita e so già che molte delle cose apprese dal grande comandante le ripeterò tra molto e siccome ho anche io na certa e fumare non migliora le cose ecco qui il mio riassunto a questo bellissimo approcio, che non è solo per borghesi capitalisti ma è anche per noi, quelli che se la sono voluta divertire senza troppe menate.
Parto dal gruppo, è importante essere affiatati, non importa se stai chiacchierando o prendendo il sole, quando il comandante chiama tutti devono ascoltarlo, solo così si vincono gare e si prova la vera adrenalina, ma soprattutto ci si diverte perchè vai veloce, non inquini e sfrutti al massimo il vento che ti senti attraversare
Cose da non fare in barca in bagno: usare shampi e bagnoschiuma, portatevi dietro solo il sapone di marsiglia, non usare carta igienica e non buttare nulla nel water ricordordandsi che lo scarico finisce diretto in mare ed’è inquinante e dannoso per chi lo abita.
In genrale: Stare in coperta sfidando il dondolio della barca, può essere dannoso allo stomaco di chi non è mai salito su una barca
Cosa da portare: travelgum, se state male masticatelo per 15 minuti e poi buttateto.
Crema solare e Crema doposole, se la dimenticate fatevene prestare una, anche se dopo dodici mesi scadono sono sempre meglio quelle scadute anche di quattro anni piuttosto che non mettere nulla, il vento se picchia picchia e si rischia di diventare delle lampadine prima di sera se non si vuol rimanere giù in coperta, cosa altamente sconsigliabile dalla partenza al ritorno in porto quando la barca spegne il motore.
Occhiali da sole e cappellino, di quelli che si legano bene e che non devi sbatterti per raccoglierli, il che comporta che il comandante dica: "Uomo in mare" e che il gruppo si comporti di conseguenza, prenda il mezzo marinaio e tutti assieme si partecipi al recupero del malcapitato che in questo caso è un cappellino.
Una cosa importante è il rispetto che devi avere del mare e non più della terra ferma per cui molte delle cose che fai sulla terra ferma anche se in via di principio sono sempre sbagliate non le puoi fare assolutamente su una barca o quando vai in barca.
Una di queste è buttare le sigarette in mare come se le buttassi a terra, i tempi della loro degradazione raggiungono i cinque anni, stessa cosa vale per i fazzoletti di carta che ci impiegano tre mesi per degradarsi anche se ci sono diverse scuole di pensiero per cui per alcuni pensatori sostengono che non essendo inquinanti si possono tranquillamente buttare in mare.
Cose da sapere:
in realtà non moltissime, bisogna conoscere la terminologia e rapportarsi ad essa con degli atteggiamenti e movimenti che si sincronizzano tra chi si muove nella manovra e sulla barca.
Cazza la randa, lascia il fiocco o cazzalo, copiami ecc
Conoscere le varie corde e a cosa portano, imparare a fare l’otto con le corde e come tirar fuori il mezzo marinaio che salva durante il ritorno in porto, a volte come nel nostro caso abbiamo rischiato pesantemente la collisione con le altre barche al molo e cmq va da se che anche i tuoi vicini di barca possono riposarsi senza correre in giro per la loro barca cercando di evitare la tua che gli va addosso per fare manovra.
.. Se si vuole andare dritti tenere il timone in centro, di solito mettono delle cordine che formano un braccialetto sul timone per cui non è difficile trovarlo
Cose a cui doversi adeguare:
Al dondolio ma per quello non puoi fare molto, ma soprattutto alla bandiera italiana che devi sempre tenere in barca e costretto a vedere, ma per fortuna per questo si trovano degli stratagemmi carini che rendono il tutto più accettabile
Maggio 22nd, 2008 on 3:32 pm
E’ IL COMANDANTE CHE PARLA!:
Piegato con la testa nella sacca destinata al lungo ponte del 25 aprile, nella mia testa frullavano un bel po’ di dubbi.
Quante e, dove infilare, le mutande, se sul lato destro o sul lato sinistro della borsa;
quali pastiglie anti-mal-di-mare scegliere tra le infinite consigliate;
dove mettere in macchina la cambusa, strabordante di cibo nutriente e sano e nutella in formato ½ kg. e, disperatamente, con la totale mancanza di una buona bottiglia di vino e ultimo, ma non ultimo, a dove cavolo era finito il blocchetto degli assegni con la caparra per il ritiro della barca.
Non pensavo, o forse non lo volevo fare prima del tempo, a quanto era grossa, per me, la barca che andavamo a noleggiare.
Una bella sfida!
Da ragazzo sono andato in windsurf per parecchio tempo, questo mi ha dato modo di imparare un po’ il vento, molto diverso il mezzo, la tecnica e la forza, ma concettualmente, mento per necessità, sempre di vento si tratta.
Da qui, la strana tranquillità che mi sono sempre portato addosso ogni volta che siamo usciti a veleggiare, soprattutto le prime volte.
Sarebbe andato tutto bene, come mi ripeto sempre, basta far le cose giuste e non fare stupidate e andrà tutto bene.
Le regole per andare in barca a vela sono tante, da quelle che impari facendo la patente, a quelle che, in un libro per la patente nautica, non troverai mai.
Il rispetto del mare, un elemento essenziale della nostra vita, cosi dolce e delicato, e cosi maledettamente forte, violento e prepotente….un bel casino, se ci sono casini.
Le cime, le drizze, le scotte, la randa il fiocco ed il caricabasso, il loro funzionamento, il loro “perché”.
Le andature, l’ancoraggio, il cesso….questo misterioso aggeggio che, in una barca a vela, si trasforma da quell’utile attrezzo che accompagna la vita di tutti, in un cervellotico intreccio di rubinetti, pompe e tubi.
Una volta capito….si intoppa….!
C’è una cosa che, penso, passi per la testa di ogni comandante, che esso sia al timone di una barca a vela o di una petroliera, non credo scordi mai, in qualsiasi momento, di essere responsabile del proprio equipaggio.
Che esso sia composto da navigati marinai o da inesperti escursionisti, tu ne sei responsabile.
Un ottimo equipaggio si potrà anche distinguere per la sua preparazione, per la sua capacità o per la sua forza fisica, ma uno “splendido equipaggio” si distingue per la fiducia, per la reattività, per il coraggio di fare qualcosa che non ha mai fatto prima, al meglio, con convinzione, fiducia e voglia di imparare, capire, fare bene.
Si distingue dall’intelligenza nell’accettare il ruolo di “non-comandante”, sapendo che l’apporto di ognuno di loro, di noi, è essenziale.
Lo sanno che va così, non c’è niente di personale, nel dare ordini su una barca, è solo, terribilmente ed oggettivamente meglio, che ci sia uno in quella posizione.
Raccogliere una scotta che rompe le palle, è essenziale, anche preparare un caffè caldo per tutti, scendendo sotto coperta quando il vento fa 22 nodi e la barca è sdraiata su un fianco, è essenziale.
Persino prendere il sole con Bob Marley in sottofondo, in un certo modo, è essenziale.
Ognuno di noi, su una barca a vela è essenziale.
E quando, dopo aver sbagliato la manovra in partenza, li vedi che, puntando al largo per recuperare, sembra vogliano scendere e spingere la barca, se potessero, ti accorgi che lo spirito di gruppo, l’equipaggio, diventa una cosa sola.
Non c’è un ruolo distinto, o meglio, c’è, ma solo quello non ti fa recuperare miglia su una 46 piedi con le vele di due piani che viaggia verso il traguardo, mentre il suo equipaggio sta facendo i panini perché oramai convinto di aver vinto.
C’è un insieme, c’è un’armonia di movimenti e compiti.
Qualcuno dovrà tener d’occhio la randa, qualcun altro dovrà litigare col fiocco o col timone, qualcuno dovrà tenere sottocchio costantemente “gli avversari”.
E quando passi ad un pelo da una boa, per tagliare il più possibile, dopo un bordo tiratissimo e ti ritrovi davanti quando mancano due virate alla vittoria, quando oramai,gli altri, ti davano per vinto e tu non hai voluto mollare, ecco che, coperti dal suono di una tromba e dalle grida di scherno e felicità per la vittoria, tra gli abbracci e le strette di mano, i sorrisi e la consapevolezza che,oggi, per quello che vale, abbiamo fatto una grande cosa, compaiono quegli sguardi, quelle pacche sulla spalla e la voce di qualcuno che dice:”grande comandante”.
Siamo contenti,oggi, ci siamo presi una bella soddisfazione ed io, il comandante, so di aver fatto la mia parte, al meglio che potevo, ragionando, calcolando, navigando, proteggendo e, perché no, dando l’ordine giusto al momento giusto, sperando di non deludere.
Ma so, d’altro canto, che oggi qualcuno litigava col fiocco e non ero io, che qualcuno combatteva con la randa, e non ero io, che qualcun’altro teneva sott’occhio gli avversari e non ero io.
Sono contento oggi, perchè sono orgoglioso di aver fatto parte di un grandissimo, coraggioso, voglioso “SPLENDIDO EQUIPAGGIO!”
Il Comandante