Liquida

Cile: Un sogno scalda la terra del fuoco

by on Gen.24, 2006, under Il Cile di Salvador Allende

Le case bianche dei militari sono sbarrate, le luci spente, non un rumore. Quelle dei civili imbandierate, le finestre tappezzate di manifesti con il volto rassicurante della muyer Bachelet: “Estoy contigo”.
La memoria della dittatura è nascosta, o sotto traccia, rimossa vuoi per paura vuoi per senso di colpa.Sono le 22 e il sole è ancora alto, mezzo Puerto Williams scende in piazza per Micelle con il solito carosello gonfio di speranza come il cielo di nuvole che corrono chissà dove.
Le case bianche dei militari sono sbarrate, le luci spente, non un rumore.
Quelle dei civili imbandierate, le finestre tappezzate di manifesti con il volto rassicurante della muyer Bachelet: “Estoy contigo”.
La memoria della dittatura è nascosta, o sotto traccia, rimossa vuoi per paura vuoi per senso di colpa.
Il macellaio è ancora vivo, a lui è dedicata la Carretera Austral, così come una vie principali di Santiago si chiama minacciosamente “Avenida 11 settembre”.
Più di un terzo degli abitanti attuali di Punta Arenas, l’ultima città prima della Terra del fuoco, è di origine croata, lo confermano le tombe del cimitero e dei nomi delle vie.
La muyer aveva evitato fino all’ultimo di parlare della dittatura, una ferita ancora sanginante per una donna passata attraverso il carcere e la tortura nella famigerata Villa Grimaldi, la macelleria di Pinochet.
Così sua mamma.
Il padre di Micelle, invece, aveva pagato con la vita la sua colpa: era un ufficiale lealista, fedele al governo legittimo di Salvator Allende.
Eppure preferisce parlare d’altro, Bachelet, di salute, diritti sociali, eguaglianza.
Ci sarà un tempo per elaborare il lutto collettivo del Cile.
Domani forse. Oggi per cercare le tracce dell’orrore bisogna andare al cimitero di Santiago, alla tomba di Allende c’è sempre un garofano rosso e un’incisione con l’ultimo discorso dalla Moneda in fiamme.
O a Villa Grimaldi, dove il portone dell’orrore si è chiuso per sempre e dove oggi chi vuole ricordare fa crescere un Parco della pace e della memoria.
Puerto Montt è con Micelle, come Castro a Chiloè.
La capitale cilena ha un altro aspetto da quando l’abbiamo lasciata venti gironi fa.
Te ne accorgi subito che qualcosa è cambiato, e qualcosa di più importante deve ancora cambiare.

Dal manifesto


Comments are closed.

Looking for something?

Use the form below to search the site:

Still not finding what you're looking for? Drop a comment on a post or contact us so we can take care of it!