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25 giugno 1992 ultimo intervento pubblico di Paolo Borsellino

by on Dic.25, 2006, under Giovanni Falcone e Paolo Borsellino/ Antimafia

Trascrizione dell’ultimo intervento pubblico di Paolo Borsellino

25 giugno 1992 nell’atrio della
biblioteca comunale di Palermo, Paolo Borsellino ricorda la figura di Giovanni
Falcone.
E’ il suo ultimo intervento pubblico
prima dell’attentato del 19 luglio 1992 in cui morì.Non voglio dire che cominciò a morire
il primo gennaio 1988 e che questa strage del 1992 sia il naturale epilogo di
questo processo però quello che ha detto Antonio Caponetto è vero, perchè oggi
che tutti ci rendiamo conto della statura di quest’uomo ripercorrendo queste
vicende della sua vita personale e ci accorgiamo di come in effetti il paese,
Lo Stato la magistratura che forse ha più colpa di ogni altroNel 1988 quando Falcone solo per
continuare il suo lavoro propose la sua aspirazione a succede ad Antonino
Caponetto il consiglio superiore della magistratura gli preferì il consigliere
Antonino Meli.
C’eravamo tutti resi conto che c’era
questo pericolo e fino all’ultimo sperammo che Antonino Caponetto potesse
passare gli ultimi due anni della sua vita professionale a Palermo, ma quest’
uomo, Caponetto, il quale rischiava perchè anziano, non sopportabile da nessuno
già da anni, il quale rischiava di morire a Palermo perchè non avrebbe superato
lo stress fisico a cui da anni si sottoponeva.
A quel punto fummo noi stessi, Falcone
in testa pur estremamente convinti del pericolo che si correva a convincerlo ad
allontanarsi da Palermo. Si aprì la corsa alla successione all’ufficio
dell’istruzione del tribunale di Palermo Falcone concorse qualche Giuda si
impegnò subito a prendere in giro ed il giorno del mio compleanno il consiglio
superiore della magistratura ci fece questo regalo, preferì Antonino Meli.
Giovanni Falcone dimostrando di voler
continuare comunque a fare il lavoro che aveva inventato e nel quale ci aveva
tutti trascinati cominciò a lavorare con Antonino Meli nella convinzione che
nonostante lo schiaffo datogli dal consiglio della magistratura avrebbe potuto
continuare il suo lavoro e continuò a crederlo.
Nonostante mi trovassi in un
osservatorio abbastanza privilegiato perchè ero stato trasferito  a Marsala per cui guardavo dall’esterno
questa situazione, mi ero reso conto subito che nel volgere di pochi mesi
Giuseppe Falcone sarebbe stato distrutto e ciò che più mi addolorava era che
Giovanni Falcone allora fosse morto professionalmente, nel silenzio e senza che
nessuno se ne accorgesse.
Questa fu la motivazione per cui alla
presentazione del libro "La mafia di Agrigento"denunciai quello che
stava accadendo a Palermo.
Per questa verità io rischiai
conseguenze pesantissime, ma quel che è peggio è che questa iniziativa
all’inizio sembrava solo nei miei confronti del consiglio superiore.. si scoprì
quello che era il suo obbiettivo.
Proprio approfittando del problema che
io avevo sollevato doveva essere eliminato al più presto Giovanni Falcone e
forse io questo lo avevo anche messo in conto perché ero convinto che lo
avrebbero eliminato ma almeno dissi se deve essere eliminato l’opinione
pubblica lo deve sapere e lo deve conoscere.
Il pool antimafia deve morire davanti
a tutti, non deve morire in silenzio.
Allora l’opinione pubblica fece il
miracolo perché nell’estate dell’agosto 1988 l’opinione pubblica si mobilitò e
costrinse il consiglio superiore della magistratura a rimangiarsi in parte la
sua decisione dei primi di agosto tanto che il 15 settembre se pur zoppicante
il pool antimafia fu rimesso in piedi.
Il lavoro del pool antimafia era ad un
punto morto e contro questo insorse Paolo Borsellino.

Link a youtube

Paolo Borsellino fece un intervista in
cui denunciò con molta puntualità e molta precisione quello che accadeva all’ufficio
istruzione dall’arrivo di Meli in poi.

Antonio Ingro disse a proposito:

 “ Si era reso conto che si era
arrivati ad un punto in cui la lotta alla mafia per quell’epoca era arrivata al
punto più basso di tensione e quindi era importante per lui togliere l’alibi a
chiunque nel mondo delle istituzioni l’alibi di non sapere.
Le dichiarazioni di Borsellino ebbero
un impatto enorme.
Il consiglio superiore della
magistratura avviò un indagine sulla situazione a Palermo.
Di fronte al precipitare della situazione
con la carriere di Borsellino a repentaglio Falcone decise di alzare la posta e
diede le dimissioni.
Dopo una seduta durata tutta la notte
si decise un blando compromesso ed un invito a Falcone  e Meli ad appianare le loro divergenze.
Falcone non ebbe altra scelta che
ritirare le proprie dimissioni.
Quella crisi lo lasciò ancora più
debole ed esposto.


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