Liquida

Anarchia e stato sociale

by on Gen.05, 2007, under Noam Chomsky

Cosa c'è di buono o male nella struttura organizzativa di leninisti, anarchici e socialdemocratici e nelle loro idee tattiche ed organizzative?

La domanda è troppo ampia per ammettere risposta. I vari gruppi si sono dati ogni tipo di struttura organizzativa e hanno seguito idee tattico-organizzative le più diverse nel corso degli anni.Esistono alcune tendenze che li differenziano e che sono abbastanza note da non richiedere un'ulteriore ripetizione. Ho discusso altrove le ragioni per cui preferisco le idee organizzative e la struttura anarchiche – la tattica è una questione diversa, aspramente dibattuta (e con ragione) all'interno di ciascun gruppo, e tra gli stessi anarchici, in particolar modo quando sorgono controversie tattiche. Ad un livello molto generale, credo che Bakunin avesse ragione nel pensare che i fatti del futuro si debbano costruire all'interno della società esistente, e che i fatti che si costruiscono determinano il futuro, in caso di successo. Se le organizzazioni presenti sono gerarchiche, autoritarie, con un flusso decisionale dall'alto verso il basso, la società che ne emergerà sarà dello stesso tipo. Se sono partecipative e libere, caratterizzate dall'auto-gestione con responsabilità delegate al più temporaneamente, allora quello può (può, non deve) essere il prodotto di un loro eventuale successo. Al livello di genericità della domanda non vedo cosa altro si possa dire.

Sei a favore dello stato sociale, ciò che costituisce un atteggiamento atipico per un anarchico. La maggior parte degli anarchici, come George Woodcock, pensano che lo stato sociale violi la libertà dell'individuo.

La domanda, dal mio punto di vista, discende da una seria confusione, che forse risulta da una tendenza a cristallizzare il pensiero degli intellettuali in slogans che sono spesso lontani dai problemi della vita reale che le persone si trovano di fronte.

Per chiarire di cosa si tratta, mettiamo gli slogans uno accanto all'altro e poi volgiamoci al alcune questioni del mondo reale. Prendiamo per esempio la serrata della Ravenswood Aluminum di qualche anno fa, che fece seguito alle proteste dei lavoratori per condizioni di lavoro che li stavano uccidendo. L'azienda alla fine capitolò dopo uno sciopero lungo ed aspro, che suscitò una significativa solidarietà e pressioni sufficienti a che il governo facesse applicare la legislazione sulla sicurezza nei posti di lavoro, imponendo multe pesanti all'azienda per averla violata. Ciò condusse ad una vittoria dei lavoratori (come sempre parziale) ed al miglioramento delle condizioni di lavoro. La legislazione sulla sicurezza nei posti di lavoro è parte di ciò che si chiamano misure dello "stato sociale". Alla lettera, la domanda sostiene che sarebbe un "atteggiamento insolito" per un anarchico sostenere i lavoratori della Ravenswood che volevano il rispetto degli standard di sicurezza, e che "la maggior parte degli anarchici" considerano sbagliate le misure tese alla protezione della vita dei lavoratori perché violano la "libertà dell'individuo". Non conosco alcun anarchico di questo tipo, e neppure vorrei.

Vi sono molti altri casi. Per esempio, le misure tese a garantire l'assistenza sanitaria alle persone che ne hanno bisogno, o cibo per bambini malnutriti. Dubito che "la maggior parte degli anarchici" considerino queste misure di "stato sociale" delle violazioni della libertà individuale, o "insolito" il loro sostegno.

Si potrebbe sollevare una questione del tutto diversa. Gli anarchici propongono altre misure per affrontare questi problemi, che non fanno ricorso all'autorità dello stato. Concordo. Ma ciò non è rilevante per il problema affrontato dai lavoratori della Ravenswood, poveri che muoiono di tubercolosi, bambini denutriti, oggi. Sarebbe un gesto di disprezzo assoluto per le persone che soffrono avvicinarsi ad esse con gli slogan indicati, che si traducono in termini reali in questo modo: via la legislazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ed i sistemi di aiuto, ecc. perché interferiscono con la libertà individuale – aspettate che costruiamo una società diversa un giorno di questi. Ed un simile gesto di disprezzo troverebbe solo il rifiuto, o peggio, e giustamente.

Si potrebbe, ovviamente, assumere una posizione di disinteresse nei confronti dei problemi che le persone fronteggiano oggi e pensare solo ad un futuro possibile. Ok, ma poi non facciamo finta di avere a cuore gli essere umani ed il loro destino, e restiamocene nell'aula del seminario o nel bar degli intellettuali con gli altri privilegiati. Oppure si può assumere una posizione molto più umana: voglio lavorare, oggi, per costruire una società migliore domani – la classica posizione anarchica, del tutto diversa dagli slogans in questione. È giustissimo e conduce direttamente al sostegno per le persone che stanno male oggi: all'applicazione delle norme per la sicurezza, al sistema sanitario nazionale, a sistemi di aiuto per le persone che ne hanno bisogno ecc. Questa non è condizione sufficiente per organizzare un futuro diverso, ma è una condizione necessaria. Qualunque altra cosa subirà il meritato disprezzo da parte di coloro che non possono permettersi il lusso di trascurare le condizioni in cui vivono, e cercare di sopravvivere.

La politica di breve termine che proponi è di fatto il vecchio programma della sinistra socialdemocratica, che i partiti socialdemocratici hanno oggi abbandonato. Qual è la tua opinione della "terza via", del "nuovo centro", del "nuovo labor" e di altre politiche orientate al mercato della nuova democrazia sociale?

La prima affermazione riflette la stessa profonda incomprensione. I socialdemocratici e gli anarchici sono sempre stati d'accordo, in generale, sulle cosiddette "misure di stato sociale" del tipo menzionato nella risposta precedente. Sono sempre stati divergenti sul dove andare da lì. È quella la fine (grossolanamente, la posizione socialdemocratica) oppure l'inizio di un processo che porti ad un obiettivo diversissimo, accompagnandosi ad uno sforzo per costruire i fatti del futuro all'interno della società presente (la posizione anarchica)? Non è un aut-aut.

Venendo al seguito della domanda, nella misura in cui i partiti democratici tradizionali hanno abbandonato finanche i più minimi standards umani, non serve a niente prenderli in considerazione. Per quanto concerne la "terza via" ecc. è una cosa scarsamente distinguibile dal suo cugino "conservatore compassionevole".

Queste considerazioni, incidentalmente, sono troppo superficiali e generali, ma questo perché le domande sono formulate ad un livello di generalità che non permette nient'altro. Penso che dovrebbero essere riformulate.

Gli anarchici possono apprendere qualcosa dalle "scienze sociali marxiste"?

Una risposta classica – per esempio quella di Bakunin – è: "sì, naturalmente". Allo stesso modo possono apprendere da ogni tipo di fonte alternativa. La domanda è formulata male. Se una cosa ha senso, allora le persone ragionevoli apprenderanno qualcosa da essa; diversamente, no.

Gli anarchici dovrebbero "difendere solo obiettivi a breve termine, segnatamente il settore sociale dello stato"?

Nel caso si limitassero a questo, non sarebbero anarchici, per definizione. Perciò la domanda dovrebbe essere riformulata: bisognerebbe andare oltre la difesa di obiettivi a breve termine? La risposta mi sembra chiara: ovviamente sì. Credo che la domanda derivi da una qualche sorta di fraintendimento. Chi ha mai sostenuto la necessità di "perseguire solo obiettivi di breve termine" e nient'altro? Anche il riformista più convinto non adotta quella posizione. Di nuovo la confusione tra aut-aut e "sia l'uno che l'altro".

Cosa pensi in generale dei mercati, del socialismo di mercato ecc.?

Domanda interessante, ma non per un forum. Non esiste una risposta succinta a questa domanda.

Commento generale. Credo che non siano le domande giuste da porre. Sono troppo vaghe, troppo generali, troppo astratte rispetto al livello dei problemi reali in cui viviamo e lavoriamo, intrappolate in una verbosità che non significa molto. È vero che è una misura standard di buona parte del discorso intellettuale, ma questo non basta a renderlo meritevole.

Documento originale Chomsky Replies to Multiple Questions About Anarchism

Traduzione di Sergio De Simone


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