Liquida

Paola Gasparoli – ONG “Un ponte per”

by on Gen.05, 2007, under Falluja la strage nascosta

“C’è anche la storia di un giornalista indipendente che entra a Falluya a Gennaio, rimane a Falluya dieci giorni, intervistando, parlando con la gente filmando esce da Falluya esce da Bagdad, esce dall’Iraq, dalla Giordania e arriva negli Stati Uniti.
Negli Stati Uniti si ferma in un albergo e va in spiaggia quando rientra la camera dell’albergo è stata forzata e si è trovato senza una cassetta.
L’unica cosa che è stato preso e portato via è il lavoro che aveva fatto a Falluya e comincia anche a ricevere strane telefonate.
Domanda: “ E il suo nome?”.
Risposta: “ Il suo nome è Mark manny e anche questo può far parte del tentativo di non far dire cosa esattamente è successo a Falluya. 

Falluya è il cuore del triangolo sunnita, l’aerea più ostile all’occupazione americana, crocevia tra Bagdad e la Giordania era la città delle moschee e della scienza.
La distruzione descritta in un rapporto del gennaio del 2005 dall’Onu in Iraq e rimasta segreta è stata definita scioccante.
Le case colpite sono circa 37.000, gli americani segnano con una x le case ripulite o disinfestate come scrivono nei loro rapporti, sui morti ancora oggi non ci sono cifre ufficiali.
“Posso dire che non sono a conoscenza di nessun civile ucciso” ha detto il generale dei marines a Falluya il 18 novembre, ma le poche immagini che arrivano sembrano smentirlo.
Le vittime furono a centinaia, vivere da quelle parti non è certo facile se si spara anche a chi ha un grappo bianco in mano in segno di resa, qualcuno riesce a scappare, altri no.


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