Liquida

Dentro Guantanamo

by on Gen.11, 2007, under Cuba/Dentro Guantanamo

Secondo gli esperti di intelligence, se Erik Saar
dice il vero, a Guantanamo sarbebbe stata compromessa la guerra al terrore, falsando gli interrogatori di detenuti importanti.

Secondo gli esperti di intelligence, se Erik Saar dice il vero, a Guantanamo sarbebbe stata compromessa la guerra al terrore, falsando gli interrogatori di detenuti importanti.

“Il male che stiamo facendo laggiù supera di molto il bene.
E’ incompatibile con i valori americani.
E’ l’antitesi estrema ai principi rappresentati dal nostro paese.”
Erik Saar partì volontario per Guantanamo nel 2002.

Interprete militare, esperto di arabo e di sistemi di sicurezza era incaricato di tradurre gli interrogatori.
I 600 prigionieri provenivano tutti dall’Afganistain, Saar non vedeva l’ora di avvicinarli dopo le dichiarazione del Governo.
Il Sergente Saar si mise al lavoro, ma fu sorpreso da ciò che trovò.

Domanda: “Quanti tra i detenuti erano effettivamente terroristi?”
Risposta: “Al massimo, qualche decina.”
Domanda: “Qualche decina su 600?”
Risposta: ”Si.”
Domanda: “ Gli altri?”
Risposta: ”La maggior parte erano costretti, obbligati a combattere per i Talebani, avevano preso le armi contro di noi perché non avevano scelta.
Molti erano individui reclutati dall’Alleanza del Nord, ma non sapevano perché fossero lì.
Non conosciamo i loro legami con il terrorismo.”

A Saar e agli altri agenti di Guantanamo fu detto che i detenuti non erano prigionieri di guerra e quindi non protetti dalla Convenzione di Ginevra.

Domanda: “Cosa le hanno insegnato sulla Convenzione di Ginevra?”
Risposta: ”Che non deve essere mai violata, quando venivamo addestrati a interrogare la prima regola era di non violare la Convenzione di Ginevra.
Domanda: “Quando non vige la convenzione di Ginevra, quali regole si devono applicare?”
Risposta: ”Non lo sa nessuno”.

Saar afferma che alcuni militari responsabili degli interrogatori avrebbero adottato tattiche bizzarre e abusi sessuali verso i detenuti.

Saar ha scritto un libro sulla sua esperienza a Guantanamo.
Ci ha raccontato di un interrogatorio particolare, in cui un soldato donna cercava di far crollare un prigioniero, un saudita addestrato in una scuola di volo negli Stati Uniti.

“Iniziò a sbottonarsi la camicia della divisa davanti al prigioniero, sotto indossava una maglietta aderente, toccandosi gli chiedeva se gli piacesse il suo seno, voleva creare una barriera, tra il detenuto e la sua religione.
Se fosse riuscita ad eccitarlo sessualmente lo avrebbe fatto sentire sporco in senso islamico, inadeguato alla preghiera e al contatto con Dio e l’indomani avrebbe iniziato a cooperare con lei. Il detenuto non parlò e la pressione dell’interrogatorio crebbe.
Iniziò a sbottonarsi i pantaloni, infilò le mani negli slip e iniziò a girare intorno al detenuto. Mentre teneva le mani negli slip, notai che erano macchiate di qualcosa di simile a sangue mestruale, in realtà era inchiostro.
Mostrò al detenuto una mano macchiata di rosso, gli disse:”Ho le mestruazioni e ti sto toccando. Farà piacere al tuo Dio? Farà piacere ad Allah?”
Il detenuto si ritrasse cercando di schermirsi da lei, la donna gli imbrattò il viso con l’inchiostro rosso e gli chiese:”Ti piace?”
Rimandò il detenuto in cella con un messaggio preciso, gli disse:”Ora divertiti a pregare senza acqua nella cella insinuando che gli avrebbe tolto l’acqua impedendogli di effettuale i lavacri rituali e quindi di pregare.
Domanda: “Che cosa pensò?”
Risposta: ”Sapevo che l’uomo che stavamo interrogando era un soggetto pericoloso, qualcuno che spereresti di tenere in prigione per sempre.
Ma quella sera mi sentii sporco e disgustoso.
…Di fronte a lei aveva un saudita addestrato in una scuola di volo americana, come i dirottatori dell’11 Settembre, chi ci sta guardando da casa dirà:”Ha solo fatto il suo dovere”. “Posso capirlo.
Purtroppo però queste tattiche sono inefficaci.
A Guantanamo sono stati usati dei metodi migliori, conformi al nostro addestramento e non erano di questo tipo.

Altri tre militari responsabili degli interrogatori a Guantanamo ci hanno confermato l’uso di tattiche sessuali il cosiddetto “sex-up approach”.

Domanda: “Funzionava?Iniziavano a cooperare?”
Risposta: ”No. Con questi metodi i detenuti non cooperavano mai.
Non si crea un clima basato sulla fiducia, ci si affida al terrore per ottenere delle informazioni.
E’ un errore e molti agenti dell’ FBI inviati nella base condividono la mia opinione.

Gli agenti dell’FBI che condussero un’indagine a Guantanamo e inviarono e-mail confidenziali ai propri superiori dettagliando gli abusi da parte dei militari inquirenti: “Prigionieri incatenati mani e piedi in posizione fetale anche per 24 ore.”
“Detenuti costretti a orinare e defecare addosso, militari che torcono le dita dei detenuti fino a spezzarle e ne afferrano con violenza i genitali.
Un altro agente dell’FBI riferì di aver visto un prigioniero con la testa avvolta di nastro isolante. Riposta dei militari:”Il detenuto continuava a recitare il Corano”

Il colonnello Patrick Lang, colonnello al servizio raccolta informazioni presso il dipartimento della difesa al Pentagono, ora in pensione, scriveva i programmi di studi arabi e mediorientali a West Point.

“Sembra uno scenario da Inferno dantesco, in quale girone si commetterebbero certe crudeltà? E’ del tutto sbagliato”.
Abbiamo chiesto a Lang di leggere le deposizioni di detenuti che hanno subito degli abusi.
“Se alcuni prigionieri sono stati picchiati, presi a calci.. se sono stati gettati a terra con la testa schiacciata, se sono stati privati delle cure per le fratture di ossa o di denti.. se ciò è accaduto realmente è molto più grave della donna soldato che provoca i prigionieri.
Domanda: “Si discute molto in merito al termine “tortura”, lei è stato ai vertici militari dell’intelligence militare, in base a ciò che ha visto e sentito si tratta di tortura?”
Risposta: ”I sistemi adottati a Guantanamo esulano dai limiti concessi e violano il diritto internazionale e le regole dell’esercito americano.
Domanda: “Colonnello, sia più isplicito. E’ tortura?”
Risposta: ”Si è tortura.

Lo pensava anche uno degli agenti dell’FBI a Guantanamo. Avvertì i superiori che i soldati usavano tecniche di tortura.
Le e-mail dell’FBI sono state rese pubbliche su iniziativa dell’American Civil Liberties Union. Il presidente dell’ACLU Antony Romero afferma che l’FBI temeva che gli interrogatori militari compromettessero la possibilità di ottenere informazioni affidabili.
“La sezione disciplinare dell’FBI ha messo in discussione l’affidabilità delle informazioni ottenute sotto tortura.”

Domanda: “Gli agenti dell’FBI riferendo di queste tecniche cosa chiedevano ai loro superiori a Washington?”Qual era lo scopo di quei memoriali?
Risposta: ”Chiedevano istruzioni. Gli agenti dell’FBI vennero diffidati dal partecipare a interrogatori in cui fossero usati metodi di tortura.
Sono i militari ad aver adottato simili tecniche. Gli agenti dell’FBI si sono tenuti in disparte, perché i loro superiori erano contrari a simili metodi.”
Sulla base delle e-mail dell’FBI e sulla storia di Saar il pentagono ha avviato un inchiesta per far luce sull’uso di tortura e tattiche sessuali a Guantanamo.
Se questa era la prassi, come è stato possibile nasconderla, soprattutto dato che i deputati e i senatori ispezionavano il campo?
Secondo il sergente Saar ciò è dovuto al fatto che queste ispezioni erano truccate per ingannare le autorità.
“Si eseguivano dei falsi interrogatori a cui assistevano i VIP in realtà si trattava di interrogatori fantoccio.
Domanda: “In che senso?”
Risposta: ”Si prendeva un detenuto collaborativi e il responsabile dell’interrogatorio gli rivolgeva delle domande su argomenti che aveva gia confessato.
Conversavano amichevolmente seduti a un tavolo.
Creavano una realtà fittizia da mostrare alle autorità, non era la realtà di Guantanamo.”
Domanda: “ Erano delle messe in scena?”
Risposta: ”Si, interrogatori fittizi.”
“E’ stato chiesto all’esercito di rilasciare delle dichiarazioni su Guantanamo Bay.
Non abbiamo ricevuto risposta.”

L’anno scorso il vice ammiraglio Church ha ispezionato i campi di prigionia americani nel mondo.
Church ha lodato la polizia militare di Guantanamo e i suoi sistemi, ha scritto:”Guantanamo è un modello di come raccogliere le informazioni senza ricorrere all’abuso, è un esempio da seguire nelle procedure di interrogatorio nella guerra al terrorismo”
Patrick Lang, ci ha detto che il quadro di Guantanamo dipinto da Saar e dai memoriali dell’FBI gli sembra irriconoscibile.

“Se picchiamo i detenuti, li trascuriamo.. se usiamo la religione come arma contro di loro, ci abbassiamo a un punto tale di perdere ciò per cui lottiamo”.
Domanda: “Ha detto di essersi vergognato nell’apprendere di simili tecniche in che senso?” Risposta: ”Come militare di professione ho dedicato la mia vita a servire gli Stati Uniti, pensare che il mio paese ricorra a simili tattiche lo trovo agghiacciante.

Dentro Guantanamo by Paul C. Gallagher

Leggi il Dossier pubblicato dagli agenti dell’FBI nel 2004

Guarda il trailer the road to Guantanamo

Leggi la testimonianza di Moazzan Begg cittadino brittanico catturato il 21 Gennaio 2002 e rilasciato dopo tre anni.

Leggi l’intervista a Nizar Sassi francese rinchiuso 30 mesi a Guantanamo

Leggi l’intervista di James Yee ex – cappellano di Guantanamo


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