Liquida

ANNA POLITKOVSKAJA: ECCO I COLPEVOLI

by on Gen.16, 2007, under Anna Politkovskaja

La giornalista Anna Politkovskaja aveva scritto alcuni dossier micidiali per il Cremlino e per lo stesso Putin. Era riuscita a documentare il traffico di armi tra lo Stato maggiore dell’esercito della Russia e la guerriglia cecena. Aveva individuato canali e personaggi. Per questo è stata uccisa nei giorni scorsi. Alla sua esecuzione -decisa a tavolino dai commercianti d’armi – avrebbero preso parte alcuni killer e specialisti dell’intelligence di Mosca e della capitale cecena Grozny. Le pagine dei dossier, comunque, restano e faranno tremare i capi della Russia e della Cecenia. Per il momento Putin si limita ad annunciare a Bush che si farà luce sul caso. Tutto qui: nessuna parola di cordoglio.Ma la terra trema sotto le pur forti mura del Cremlino, mentre l’opinione pubblica della Russia comincia ad interrogarsi sui “misteri” della guerra contro la Cecenia. Chiede, in primo luogo, da dove vengono quelle armi e munizioni che alimentano la guerra caucasica. E scopre che non è solo un problema di Kalashnikov, quello storico e leggendario “fucile d’assalto” che nella nomenklatura militare è definito come “Ak-47”. Si scopre che ora i ceceni usano ben altre armi: moderne e sofisticate e che, in gran parte, hanno il marchio del “made in Russia”. I guerriglieri delle varie formazioni che combattono contro l’Armata di Mosca hanno in dotazione – per gli scontri ravvicinati – pistole “Tokarev-TT” e “Makarov-PM” che utilizzano caricatori da 8 colpi o da 12 e che sono anche in uso tra i soldati della Russia. Ma nell’armamentario ceceno sono anche comparsi i fucili di precisione “Svd-Dragunov” (dotati di ottica e forniti ai cecchini che operano nelle strade di Grozny) che usano munizioni “High Grade” per tiri a distanza. Le armi più diffuse, comunque, sono “Stinger” e “Strela” di produzione russa, tutte in dotazione alle truppe regolari. I ceceni le utilizzano dopo averle trafugate o dai depositi russi o comperate sul campo. Hanno anche i missili svedesi “Saab” e “Rbs15”. Quanto alle armi anticarro le più diffuse sono le “Rpg”, le “Spirot” e i “Milan”.

Anna Politkovskaja conosceva molti particolari relativi a questo traffico. Sapeva bene quanto si era verificato negli ultimi periodi della perestrojka gorbacioviana a proposito della ristrutturazione dell'industria militare. Quella che da una lato doveva riconvertire le fabbriche del ministero della Difesa agli usi civili (trattori al posto di carri armati…) e dall'altro provvedere alla vendita all'estero delle armi migliori e più sofisticate. La società si chiamava Rosvorugenie ed era una compagnia statale creata con un "ukase" segreto firmato nel novembre 1993. In quel momento fu messa in mano al tenente generale Viktor Samoilov, un boss dell'industria militare che si era distinto nell'apparato del Cremlino. Si devono a lui la formazione della struttura originale, i contatti con le aziende nazionali a quelli con le strutture commerciali straniere. Un giro "strategico" di miliardi di dollari.

Poi nel 1994, con l'avvio della guerra in Cecenia, cominciarono per la Rosvorugenie i primi terremoti. Al posto di direttore arrivò il generale Evghenij Sciaposnikov, uno dei maggiori esponenti dello Stato Maggiore. Nel frattempo ci fu un repulisti della vecchia guardia accusata di traffici illeciti ed evasioni fiscali. Cominciò una nuova era e, guarda caso, proprio con l'avventura in Cecenia. E così a Grozny arrivarono armi e munizioni. Cominciò un giro d'affari impressionante e fuori da ogni controllo. E’ su tutto questo complesso di affari sporchi che la giornalista aveva concentrato la sua attenzione. Sempre con coraggio e competenza. Ed è così, sicuramente, che aveva individuato il nucleo centrale dell’intera questione.

Non è riuscita a portare a termine il suo lavoro. Ed ora a Mosca c’è chi attende che il quotidiano dove la giornalista scriveva renda noti i suoi appunti: i suoi dossier che dovevano servire per mettere con le spalle al muro i signori della guerra. Quelli di Mosca e quelli di Grozny.

Carlo Benedetti 10 Ottobre 2006


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