Liquida

Abu Omar: così mi hanno rapito e torturato

by on Feb.12, 2007, under Wanted 007 il caso Abu Omar

«Così sono stato rapito in in Italia e così sono stato messo in carcere e sottoposto a torture in Egitto». Con una lunga lettera scritta a mano, 6.300 parole in tutto, l’imam di Milano Osama Moustafa Hassan Nasr, meglio conosciuto come Abu Omar, racconta la sua avventura. Della lettera dà notizia, dal Cairo, il quotidiano americano Chicago Tribune.

Nel racconto dell'esponente musulmano, sarebbe stato un uomo identificatosi come un agente di polizia a fermare, il 17 febbraio 2003, Abu Omar in una strada di Milano mentre era diretto verso la moschea. Il predicatore sarebbe stato scaraventato in un veicolo e «picchiato brutalmente» al minimo tentativo di resistenza. Durante la colluttazione, schiuma sarebbe apparsa sulla bocca di Abu Omar, con la contemporanea perdita di feci. I rapitori, temendo un arresto cardiaco, «cominciarono a strapparmi rapidamente gli abiti e uno di loro cominciò a comprimermi il petto» praticando un massaggio cardiaco. La vittima del sequestro, superata la crisi, sarebbe stata portata ad un aeroporto e, dopo un primo volo breve, sarebbe giunto al Cairo alle cinque del mattino e trasportato al quartier generale dell'intelligence egiziana dove gli sarebbe stato offerto di cooperare «in cambio di un ritorno, sano e salvo, in Italia».

Secondo il resoconto pubblicato dal giornale di Chicago, nella prigione egiziana Abu Omar sarebbe stato sottoposto a torture, scosse elettriche, percosse che gli hanno fatto perdere l’udito da un orecchio, e anche a minacce di abusi sessuali. «Sono stato appeso al soffitto come bestiame destinato al macello, a testa in giù, piedi in aria, le mani legate dietro la schiena, i piedi legati insieme, esposto a scosse elettriche su tutto il corpo, soprattutto alla testa, per indebolire il mio cervello», afferma il memorandum della vittima. In Egitto, Abu Omar sarebbe stato inoltre legato ad un materasso intriso d'acqua e collegato a macchinari elettrici. «Anche quando non ero torturato, venivo lasciato per lunghi periodi nelle camere di tortura, perchè udissi le urla degli altri, i loro gemiti, per farmi crollare psicologicamente», ha scritto nel suo memorandum. Almeno in una occasione Abu Omar avrebbe cercato di suicidarsi, mentre era in carcere.

La procura di Milano ha spiccato un mandato di cattura europeo per 26 agenti segreti americani e cinque italiani accusati di avere organizzato ed eseguito il rapimento di Abu Omar e di averlo poi trasferito al Cairo per essere sottoposto a interrogatori. Intanto domani mattina a Milano inizia l’udienza preliminare al termine della quale il gup Caterina Interlandi deciderà se rinviare o meno a giudizio i 38 indagagti per il rapimento di Abu Omar, tra i quali ci sono i 26 agenti della Cia che ovviamente non saranno in aula ma saranno rappresentati dai loro difensori. Gli 007 statunitensi destinatari di ordini di custodia cautelare per sequestro di persona sarebbero arrestati nel caso mettessero piede in Italia o in uno dei paesi dell’area Schengen. All’avvio dell’udienza preliminare sarà assente anche l’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, imputato di sequestro di persona insieme ad alcuni funzionari del servizio segreto, tra cui l'ex capo del controspionaggio Marco Mancini, al maresciallo del Ros Luciano Pironi e al vicedirettore di Libero Renato Farina, accusato però solo di favoreggiamento. Pollari però ha fatto sapere che interverrà alle udienze successive per rendere dichiarazioni spontanee. Marco Mancini, funzionario dello stesso servizio, detenuto per la vicenda dei dossier illegali, ha spiegato che parteciperà al processo solo il giorno in cui sarà libero. Ha preannunciato di voler patteggiare la pena il maresciallo Luciano Pironi.

Il governo deve invece ancora decidere se inviare o meno negli Usa le richieste di arresto a fini estradizionali presentate dalla magistratura milanese a carico di 26 agenti della Cia accusati di aver sequestrato l’ex imam. Con ogni probabilità il seminario governativo in programma a Caserta per l’11 e il 12 gennaio prossimi sarà utilizzato anche per questo. In ogni caso, «credo che entro questo mese daremo una risposta» ha assicurato il ministro della Giustizia, Clemente Mastella.

Il caso rappresenta un motivo di imbarazzo per il governo italiano e quello di Washington che da anni continuano a rimpallarsi le responsabilità sull’accaduto. Il capo della diplomazia americana Condoleezza Rice ha affrontato a più riprese il nodo delicatissimo delle attività segrete della Cia in Europa. Seppure senza entrare nei dettagli ha difeso la pratica della "extraordinary rendition" (dopo l’11 settembre 2001, gli Stati Uniti hanno spesso utilizzato mezzi diversi da quelli ufficiali nel trattamento dei sospetti di terrorismo. Tra questi il sequestro di un sospetto in un paese straniero e il suo trasferimento per l’interrogatorio in un paese terzo, in molti casi dove non esistono garanzie contro il ricorso a torture) sottolineando come tutte le operazioni siano state condotte nel rispetto della sovranità degli alleati e abbiano consentito di proteggere l’America e l’Europa da attentati terroristici. Anche in Italia, secondo Washington, la Cia avrebbe agito con il benestare delle autorità italiane. Ma su questo nodo non c’è unità di vedute. 

La Repubblica 

Posta prioritaria: Marco travaglio a Francesco Rutelli

http://www.youtube.com/watch?v=fFFm80TKZtA


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