Liquida

Cronologia di una morte: 2001

by on Apr.20, 2007, under Peppino Impastato

11 Gennaio 2001. A Cinisi, nell'Auditorium Impastato della Scuola media, Consiglio comunale straordinario per la presentazione della relazione della Commissione parlamentare antimafia sul caso Impastato. Intervengono il presidente del Consiglio comunale Girolamo Lo Duca, il sindaco Salvatore Mangiapane, Giovanni Impastato, Umberto Santino, Giovanni Russo Spena, coordinatore del Comitato Impastato, i membri della Commissione antimafia Michele Figurelli, Sebastiano Neri, Carmelo Carrara, Giuseppe Lumia, presidente della Commissione antimafia. Non interviene nessuno dei consiglieri comunali e la seduta si scioglie con un apparente unanimismo.

16 Gennaio. Al processo contro Badalamenti depongono Ugo Soro, direttore dell'aeroporto, il necroforo Giuseppe Briguglio e i compagni di Peppino Francesco Paolo Chirco, Giovanni Riccobono, Faro Sclafani e Salvo Vitale, che rinnovano le accuse a Badalamenti.

22 Gennaio. Al processo contro Vito Palazzolo, il PM dà il consenso alla richiesta del difensore dei familiari di acquisire la relazione della Commissione antimafia sul caso Impastato e chiede il riesame del collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo. La prima richiesta viene accolta, la seconda rigettata.

23 Gennaio. Al processo contro Vito Palazzolo, requisitoria del PM: viene chiesto l'ergastolo.

27 Gennaio. Tra Cinisi e Terrasini vengono arrestate 6 persone, con l'accusa di essere legate a Bernardo Provenzano. Tra di esse il consigliere comunale di Cinisi Giuseppe Pizzo, prima democristiano, poi eletto nella lista civica "Cinisi democratica", attualmente nella maggioranza di centro sinistra.

30 Gennaio. Al processo contro Gaetano Badalamenti depongono i compagni di Peppino Gaetano Cusumano e Domenico Di Maggio, i ferrovieri Gaetano Sdegno, Salvatore Finazzo e Giuseppe Vaiarelli.

5 Febbraio. Al processo contro Vito Palazzolo, i difensori delle parti civili chiedono l'ergastolo.

20 Febbraio. Al processo contro Badalamenti intervengono come imputati di reato connesso Giuseppe e Carmelo Amenta, cugini di Giovanni Riccobono, che aveva sentito da uno di loro che a Cinisi doveva succedere "qualcosa di grosso": il primo ha negato la circostanza, il secondo si avvale della facoltà di non rispondere. Depongono come testimoni l'appuntato dei carabiniere Carmelo Pichilli, che dice di non ricordare di avere partecipato all'ispezione del casolare nel corso della quale assieme al maresciallo Travali ha asportato parte di un sedile e una pietra con tracce di sangue ma conferma le dichiarazioni rese al giudice Rocco Chinnici; il maresciallo dei carabinieri Agostino D'Arena che aveva partecipato alla perquisizione della sede di Radio Aut; il maresciallo Francesco Di Bono che aveva interrogato i compagni di Peppino; i periti Pietro Pellegrino e Paolo Procaccianti, che confermano le perizie sull'esplosivo e sulla posizione del corpo, e il compagno di Peppino Gianpiero La Fata che rievoca le accuse di Peppino ai mafiosi ed esclude qualsiasi simpatia per il terrorismo.

27 febbraio. Al processo contro Badalamenti depongono come testimoni i neofascisti Angelo Izzo e Pier Luigi Concutelli (il primo ribadisce le sue precedenti dichiarazioni sul ruolo dei neofascisti nell'omicidio Impastato, mentre il secondo lo smentisce decisamente); il colonnello dei carabinieri Giuseppe Arena, autore del rapporto sull'omicidio di Giuseppe Finazzo del dicembre 1981 in cui evidenziava i rapporti di Finazzo con Badalamenti in alcune imprese; i marescialli dei carabinieri Giuseppe Scibilia, collaboratore del colonnello Russo, e Alfonso Travali, che sostiene di non avere indagato in altre direzioni, oltre la pista terrorista, perché – a suo dire – non ci sarebbero stati elementi per farlo e, incalzato dall'avvocato di parte civile Vincenzo Gervasi, dice di non ricordare particolari significativi come l'ispezione del casolare e il ritrovamento delle pietre con tracce di sangue; il presidente del Centro Impastato Umberto Santino che ribadisce le accuse a Badalamenti, bersaglio continuo delle denunce di Impastato.

2 marzo. Al processo contro Palazzolo il difensore dell'imputato rispolvera la tesi dell'attentato terroristico e chiede l'assoluzione.

5 marzo. Al processo contro Palazzolo, dopo la replica dell'avvocato della famiglia Impastato, una dichiarazione spontanea dell'imputato e la controreplica del difensore, la Corte si ritira in camera di consiglio. Alle ore 20,30 viene letto il dispositivo della sentenza: l'imputato viene riconosciuto colpevole e condannato a 30 anni di reclusione.

14 marzo. Al processo contro Badalamenti deposizione dell'allora maggiore dei carabinieri Antonio Subranni, attualmente generale in pensione, dell'allora brigadiere Carmelo Canale, attualmente tenente sospeso per il procedimento in cui è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, dei marescialli Biagio Micale e Salvatore Sanfilippo. Subranni dichiara che le indagini, da lui dirette solo nella prima fase, furono depistate dal ritrovamento della lettera in cui Impastato esprimeva propositi suicidi, ricostruisce il quadro della mafia in quel periodo sottolineando il ruolo di capomafia di Badalamenti. A domanda del presidente della Corte se furono svolte indagini sulle modalità del presunto suicidio, dichiara che non furono effettuate. Canale dichiara di avere perquisito la casa della zia di Peppino e di avere ritrovato la lettera; in seguito non si è più occupato del delitto Impastato. I marescialli, collaboratori del colonnello Arena, autore del rapporto sull'omicidio Finazzo, non apportano elementi significativi alla ricostruzione dei legami dell'imprenditore con Badalamenti.

21 marzo. Al processo contro Badalamenti vengono sentiti in videoconferenza i collaboratori di giustizia Giovanni Brusca e Salvatore Palazzolo. Il primo dichiara di aver sentito da Totò Riina che il mandante dell'omicidio Impastato è stato Gaetano Badalamenti; il secondo conferma di avere sentito da Vito Palazzolo che Impastato è stato ucciso per ordine di Badalamenti e che esecutori materiali sono stati Nino Badalamenti, Francesco Di Trapani e Salvatore Palazzolo detto Turiddu. I primi due sono morti, il terzo non è stato incriminato per insufficienza di indizi. Il Centro Impastato ha chiesto finora inutilmente la sua incriminazione.

5 aprile. Al processo contro Badalamenti sentiti in videoconferenza i collaboratori di giustizia Giuseppe Marchese, che dichiara di aver sentito parlare di Badalamenti come capomafia di Cinisi, e Emanuele Brusca, che dichiara di avere appreso da Leoluca Bagarella che Impastato era stato ucciso da Badalamenti che aveva inscenato l'attentato terroristico.

3 maggio. Al processo contro Badalamenti sentiti i collaboratori di giustizia Francesco Di Carlo, Angelo Siino e Gaspare Mutolo, che dichiarano di avere sentito da altri che Impastato è stato ucciso da Badalmenti.

19 giugno. Al processo per l'omicidio di Stefano Gallina, avvenuto nel 1983, la Corte d'assise di Palermo respinge la richiesta degli avvocati difensori di Badalamenti, Paolo Gullo e Carmelo Franco, di annullare il processo in quanto la Spagna, concedendo l'estradizione di Badalamenti agli Stati Uniti, non avrebbe previsto la possibilità di processarlo in Italia. Analoga richiesta è stata presentata per il processo Impastato.

20 giugno. Al processo contro Badalamenti per il delitto Impastato, in assenza del difensore di fiducia Paolo Gullo, la Corte nomina un difensore d'ufficio e rinvia l'udienza al 28 giugno.

28 giugno. Al processo contro Badalamenti la Corte respinge le richieste del difensore Paolo Gullo, tra cui quella dell'annullamento del processo, e ascolta in videoconferenza i collaboratori di giustizia Francesco Marino Mannoia, Calogero Ganci, Francesco Paolo Anzelmo, che non apportano nuovi elementi.

17 luglio. Al processo contro Badalamenti vengono sentiti in videoconferenza i collaboratori di giustizia Antonino Calderone e Francesco Onorato, che dichiarano di aver appreso che l'omicidio di Impastato è stato ordinato da Gaetano Badalamenti, che fino all'ottobre del 1978 era capomandamento di Cinisi.

24 luglio. Al processo contro Badalamenti il collaboratore di giustizia Gaetano Grado riferisce di aver appreso da Pippo Calò che Impastato fu ucciso da Cosa nostra, ma non da Gaetano Badalamenti che sarebbe stato "fuori famiglia" dopo l'assassinio di Francesco Madonia, avvenuto nei primi anni '70. Il maggiore dei carabinieri Domenico Strada smentisce il collaboratore precisando che Madonia fu ucciso nel 1978, l'anno del delitto Impastato. Si concludono le udienze dedicate ai testi dell'accusa. Il processo riprenderà il 27 settembre con l'audizione dei testi della difesa.

27 settembre. In una dichiarazione spontanea Gaetano Badalamenti sostiene di non avere mai avuto interessi collegati con la costruzione dell'aeroporto di Palermo e che Peppino Impastato avrebbe fatto solo una volta riferimento alla sua persona con il soprannome di "Tano seduto". La difesa chiama a deporre Michele Micalizzi e Gaetano Fidanzati, già condannati per associazione mafiosa, il generale dei carabinieri in pensione Tito Baldi Honorati, il compagno di Impastato Giosuè Maniaci. I primi dichiarano di non sapere nulla del delitto e di non far parte di Cosa nostra; Honorati, che in un rapporto del giugno 1984 aveva scritto che il giudice istruttore Rocco Chinnici aveva condiviso l'ipotesi dell'omicidio mafioso "solo per attirarsi le simpatie dell'opinione pubblica conseguentemente a certe sue aspirazioni elettorali", dichiara di avere recepito voci correnti nell'ambiente dei carabinieri ma che non gli consta che il magistrato nello svolgimento delle inchieste fosse condizionato da motivazioni politiche; Maniaci che in un'intervista a un giornale aveva accennato a possibili "traditori" di Impastato, dichiara che si tratta soltanto di una sensazione dettata dal clima di smarrimento successivo al delitto.

23 ottobre. Su richiesta della difesa viene esaminato il collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, che conferma tutte le dichiarazioni rese al Pubblico Ministero. La corte rigetta la richiesta della difesa di esaminare tutti i testi indicati nella lista del PM.

4 dicembre. L'esame dell'imputato, disposto su richiesta della difesa, non ha luogo perché Gaetano Badalamenti si rifiuta di rispondere. L'udienza è rinviata al 15 gennaio 2002 per la discussione finale del PM e delle parti civili.


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