Liquida

Cronologia di una morte: 2002

by on Apr.20, 2007, under Peppino Impastato

15 gennaio 2002 . Al processo Badalamenti il PM chiede l'ergastolo e l'isolamento diurno per un anno. L'avvocato del comune di Cinisi si associa alla richiesta del PM, ma dopo aver sostenuto che a suo avviso nel '78 Badalamenti già era "posato". L'avvocato dei familiari critica l'arringa dell'avvocato del comune rilevando che il consiglio comunale è stato sciolto per mafia, sostiene che la Procura avrebbe dovuto verificare se nel comportamento degli investigatori fossero ravvisabili i caratteri del depistaggio e formulare eventualmente l'incriminazione per concorso in omicidio, e si associa alla richiesta dell'ergastolo. All'udienza era presente la madre di Peppino; nella tribuna del pubblico compagni, studenti e rappresentanti di associazioni. La prossima udienza sarà il 14 febbraio.

14 febbraio. L'udienza viene rinviata al 19 marzo.

11 marzo. Rese note le motivazioni della sentenza che il 5 marzo 2001 ha condannato il mafioso Vito Palazzolo a 30 anni di carcere per l'assassinio di Giuseppe Impastato. Il giudice a latere Angelo Pellino, estensore della sentenza, scrive che sulle indagini "grava l'intollerabile sospetto di un sistematico depistaggio o comunque di una conduzione delle stesse viziata da uno sconcertante coacervo di omissioni negligenze ritardi mescolati ad opzioni investigative preconcette che ne avrebbero condizionato ed alterato la direzione e lo sviluppo". La sentenza riconosce il ruolo dei familiari, dei compagni di Impastato, e del Centro siciliano di documentazione che ha dato un "prezioso contributo, nel corso degli anni, alla raccolta sistematica di un prezioso materiale informativo" e fa sue le conclusioni della Relazione della Commissione parlamentare antimafia sul "caso Impastato", relative al depistaggio delle indagini operato dalle forze dell'ordine e dalla magistratura.

19 marzo. Al processo Badalamenti l'udienza viene rinviata al 9 aprile (data da confermare). Il rinvio sarebbe dovuto ai seguenti motivi: le carenze di personale del carcere di Fairton, dove è detenuto Badalamenti, rendono impossibile il collegamento video; il funzionario dell'Ambasciata italiana che deve presenziare alle udienze accanto all'imputato è impossibilitato "per gravi motivi familiari" e bisogna accreditarne un altro. Gremita la tribuna del pubblico: presenti rappresentanti di associazioni, docenti e studenti. Prima dell'udienza, davanti all'aula bunker si svolge una conferenza stampa per la presentazione del programma di iniziative del Forum sociale "Peppino Impastato" dal 9 all'11 maggio. Dichiarazioni preoccupate sullo slittamento del processo di Giovanni Impastato, dell'avvocato Vincenzo Gervasi, del presidente del Centro Impastato Umberto Santino. Giovanni Impastato: "Le scuse addotte dalle autorità americane sono francamente ridicole. Penso piuttosto che il clima si è fatto pesante dopo la sentenza del primo troncone del processo, quella che ha condannato Vito Palazzolo: per la prima volta si dice che su questa inchiesta è pesato un gravissimo depistaggio da parte di organi istituzionali. Chiediamo al capo dello Stato e al governo che questo processo si concluda senza ulteriori rinvii". Vincenzo Gervasi: "A sole due udienze dalla fine del processo mi auguro che l'indisponibilità degli Stati Uniti sia dovuta soltanto a problemi tecnici e che non ci sia dell'altro. Chiedo dunque che il ministero degli Esteri e quello della Giustizia si attivino al più presto perché il processo arrivi al suo fisiologico compimento. Se dovessero esserci ulteriori difficoltà, forse converrà valutare l'opportunità offerta in passato dalle autorità americane di andare a concludere il processo in America". Umberto Santino: "Non vorrei che venisse gabellato come fatto tecnico quella che è invece una forma di boicottaggio. E per il processo Badalamenti non sarebbe affatto una novità: non dimentichiamo che gli Stati Uniti hanno negato più volte l'estradizione dell'imputato".

9 aprile. L'udienza del processo a Badalamenti si svolge in un'aula del carcere Pagliarelli. Arringa dell'avvocato dello Stato Fabio Caserta, difensore di parte civile per la Presidenza della Regione siciliana, che chiede la condanna dell'imputato alla pena dell'ergastolo. Arringhe degli avvocati difensori di Gaetano Badalamenti, Girolamo D'Azzò e Paolo Gullo. L'avvocato D'Azzò chiede l'assoluzione dell'imputato per non aver commesso il fatto: nel caso che si tratti di omicidio, la responsabilità non sarebbe di Badalamenti ma potrebbe essere dei corleonesi. All'inizio della sua arringa l'avvocato Paolo Gullo sostiene che non si evince dalle registrazioni di Radio Aut che Peppino e il suo gruppo svolgessero attività contro la mafia e contro Badalamenti; si tratterebbe soltanto di accuse generiche infarcite di bestemmie e turpiloquio. La riapertura dell'inchiesta si spiegherebbe con l'attività di un "regista occulto, un politico o un estremista" che avrebbe mitizzato la figura di Peppino, operando un vero e proprio depistaggio, mentre le forze dell'ordine e la magistratura avrebbero svolto il loro dovere con scrupolo e professionalità.

10 aprile. L'udienza prosegue nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone. Dichiarazioni spontanee di Gaetano Badalamenti: avrebbe voluto difendersi personalmente nel processo, ma gli è stato impedito; non aveva interessi legati alle speculazioni denunciate da Peppino, dalle forniture di materiali per la costruzione dell'aeroporto e dell'autostrada al camping Z/10; non c'è nessun documento, trasmissione o volantino, in cui Peppino lo abbia attaccato direttamente; dichiara che non presenzierà alla lettura del dispositivo della sentenza. L'avvocato Paolo Gullo, proseguendo la sua arringa, riprende la tesi del fallito attentato terroristico; sostiene che i compagni di Peppino ne sarebbero stati a conoscenza e avrebbero cercato di depistare le indagini modificando lo stato del casolare in cui sono state rinvenute le tracce di sangue; ridicolizza la figura di Peppino e l'attività sua e del suo gruppo: durante la campagna elettorale anzicché fare il comizio "si rotolavano per terra" (così viene interpretata la mimesi della morte atomica praticata dal movimento pacifista di quegli anni). Conclude con la richiesta che la sentenza dica esplicitamente che Impastato è morto per un "incidente di lavoro nel compimento di un attentato", assolvendo Badalamenti per non aver commesso il fatto. Badalamenti dichiara di non avere niente da aggiungere e ribadisce che non sarà presente alla lettura del dispositivo. Poco dopo le 18 la Corte si ritira in camera di consiglio. 11 aprile. Alle ore 17,15 la Corte d'assise di Palermo legge il dispositivo della sentenza che condanna Gaetano Badalamenti alla pena dell'ergastolo come mandante dell'assassinio di Peppino Impastato.

26 novembre. Depositate le motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo per Gaetano Badalamenti, accusato di essere stato il mandante dell’omicidio di Peppino Impastato.


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