Liquida

Arresti a Bolzaneto i moduli erano taroccati

by on Lug.09, 2007, under G8 genova 2001

Le richieste di non contattare le ambasciate firmate dai manifestanti
stranieri presi alla Diaz erano fotocopiate. Lo rivela una nuova
perizia chiesta dai pm di Genova

Che nessuno si era sognato di far contattare le ambasciate ai
manifestanti finiti nell'inferno di Bolzaneto lo abbiamo sempre saputo.
Ma adesso una perizia commissionata dal pm Patrizia Petruziello che con
Vittorio Raniero Miniati ha condotto le indagini, prova che ai
manifestanti arrestati alla Diaz e portati a Bolzaneto furono fatti
firmare dei moduli fotocopiati dove si attestava che «non» si voleva
che fosse contattata la propria ambasciata.
Su 59 moduli compilati, che portano l'intestazione del «Ministero della
giustizia – Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, matricola
sezione distaccata di Bolzaneto» e in calce hanno la firma del
manifestante, una firma illeggibile di un verbalizzante e poi la
controfirma dell' allora capo del servizio ispettivo del Dap Alfonso
Sabella (prosciolto da ogni accusa prima della fine delle indagini),
una parte è stata scritta dalla stessa mano, anzi da due mani, con dei
bei «no», o «non» sparpagliati qui e là tra parti stampate.
In specifico si legge: «Dichiaro che del mio stato di detenzione» poi a
penna «non» e di nuovo stampato «venga data comunicazione al consolato
o ambasciata del mio paese in Italia»
. La secondo frase preconfezionata
è ancora «sì» (a mano) e stampato «posso essere allocato a vita in
comune con altri detenuti ristretti in istituto, in quanto», «non» (a
mano) e poi a stampa «temo per la mia incolumità fisica». Anche a
occhio nudo, si vede che quel «non» in alcuni fogli ha un aspetto più
geometrico, in altri è più arrotondato. Fatto che ha convinto il perito
ha concludere che «tutti i moduli in esame sono stati clonati, tramite
riproduzioni fotostatiche da due esemplari originali parzialmente
compilati». Tra gli aspetti più grotteschi: in alcuni fogli mancano le
date di nascita della persona identificata.
La perizia comunque supporta il sospetto di un «falso seriale» grazie
alla «predisposizione o precompilazione dei moduli» già espresso dai pm
Petruziello e Miniati nella lunga memoria presentata alle udienze
preliminari del processo per Bolzaneto, che vede 45 imputati tra
poliziotti, penitenziaria, carabinieri, medici e infermieri. Infatti
già nelle deposizioni delle parti lese, in fase di indagine, tutti
avevano detto che gli era stato impedito di comunicare con le proprie
ambasciate e consolati, come sarebbe invece previsto per i cittadini
stranieri grazie alla compilazione del cosiddetto verbale di primo
ingresso, di fatto «un atto pubblico» come rimarcano i magistrati. I pm
avevano già subodorato che per gli arrestati della Diaz «immatricolati
a Bolzaneto tra le 22 e le 22.30 di domenica 22 luglio, i verbali
riportava l'attestazione della mancata richiesta dell'arrestato che
venisse data comunicazione all'ambasciata e consolato del proprio
paese» e perciò accusavano già allora di falso in atto pubblico tre
poliziotti della penitenziaria redattori dei verbali e due ispettori
responsabili del settore matricola. Ora con quei 59 moduli periziati si
è capito che 40 sono stati taroccati con una grafia e 19 con l'altra.
Per allestire la messinscena dell'identificazione, avvenuta a
intermezzo delle urla, la costrizione a stare con le mani in alto
contro il muro, le gambe larghe e altre sevizie anche nella saletta
medica – documentate dai testimoni in tribunale e dalla memoria dei pm
– le forze di polizia hanno escogitato la compilazione artefatta dei
moduli, estesa non sappiamo ancora a quanti altri fermati.
Intanto ieri, in una giornata di udienze pre-pausa estiva per tutti i
tre processi (quello per i fatti di strada, Diaz e Bolzaneto), hanno
fatto da leit-motiv le telefonate tra il centralino della Questura e i
cittadini oppure quelle, sempre in chiaro, tra i dirigenti della
polizia e la Questura stessa anche nella notte della Diaz, depositate
dagli avvocati delle parti offese. Dopo i cori di canti fascisti e
saluti romani documentati alla Fiera, ora sappiamo che la centrale
parlando con una pattuglia Digos definisce i no-global «zecconi» già
sabato 21 luglio. La notte diversi genovesi chiamano la centrale per
indicare l'irruzione nella scuola sentendosi attaccare la linea. Il
collage continua con un terzo poliziotto che dall'ospedale di San
Martino afferma che ci sono «teste aperte a manganellate». E poi una
democratica poliziotta che dice «Speriamo che muoiano tutti. Tanto uno
già va bé e gli altri… 1-0 per noi». In quei giorni anche a Bolzaneto
si cantava un ritornello di giubilo sulla morte di Carlo Giuliani.

Il Manifesto 

 


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