Liquida

Ritorno e Andata

by on Mag.22, 2008, under Articoli

E’ sempre strano ritornare qui, nonostante il mio accento riesco anche a mimetizzarmi decentemente.
Scendo
dall’aereo e inizio a togliere i tre mila strati di roba con cui ogni
giorno vado in giro a Milano, Via Libertà è sempre lunghissima, mi
ricorda sempre Viale zara, il Teatro Politeama con i suoi cavalli
perfetti e il giardino inglese, i cartelli con l’immagine di Falcone e
Borsellino su ogni lampione con la scritta “Eroi per sempre”.
Il treno senza aria condizionata e lo sbattere le spalle mettendo la testa fuori dal finestrino per non pensarci e dover “rucciliari” come sempre di quanto sia inefficiente l’intero  sistema e rimembrare a chiunque che l’ultima volta ci hanno fatto rimanere tre ore a Bagaria senza aria condizionata, ma anche senza sapere quando il treno ripartisse, cosa abbastanza noiosa per chi deve prendere dopo un’ ora un aereo a quaranta minuti dal punto in cui ti trovi.
Quella volta andò bene, trovammo un taxista che guidò come un pazzo fino a Puntaraisi, eravamo sei passeggeri in una macchina in preda alla paura di rimanere bloccati a Palermo.
Parlo poco, ogni volta che parlo anche l’ultimo passeggero si accorge che non sono di qui, per fortuna mia madre a tratti si ricorda il suo dialetto e mi salvo dall’essere protagonista dei film delle persone che sono anche i miei.
La cosa più bella è svegliarsi tra questa calma che è comunque apparente e andare a prendere il giornale, leggerlo senza che nessuno ti corra dietro e godersi un pò di colore, quello che manca in una città grigia come Milano. La politica è quasi inesistente, all’ordine del giorno ci sono i pettegolezzi di tizio e caio delle amiche vecchiette di mia nonna, ma se si prendono alcuni discorsi molti hanno chiaro in mente che cosa stia succedendo nel resto d’Italia ma anche qui, patria della mafia, di quella che nonostante tutto si vuol parlare, credo che tutti la percepiscano ogni giorno.
Ho anche scoperto persone con cui parlare diventa piacevole ed ho conosciuto così anche il nome di Lirio Abbate, classe 1971, compagno di scuola di mia zia e fin da allora con il pallino della scrittura.
Viene da Castelbuono e questo mi rende estremamente fiera di questo luogo, ora vive sotto scorta, il motivo? Ne sa a pacchi di mafia.
E’ un giornalista che scrive per la stampa e l’ansa, ho appena comperato i complici, storia di Provenzano e delle almeno due generazioni di complici comuni e parlamentari che lo hanno sostenuto nella sua latitanza, ma anche di politici che si definiscono tali e che ci governano, che dicono di lottare contro la mafia, ma sono i primi ad essere mafiosi e più che ad essere interessati al benessere di questo paese lo sono di più del loro portafoglio
Insomma la solita solfa.
La cosa buffa dell’essere sotto scorta è che volendo sono cose che tutti documentandosi possono dire ed affermare tutti, solo che se qualcuno le denuncia con voce molto alta e questi signori si sono anche incravattati con il tempo grazie alle loro amicizie, diventati Senatori o Presidenti del Consiglio allora diventa più pesante parlarne e rimanere in vita per continuarlo a fare.
Tornando al libro che mi ricorda un po’ Gomorra ma diversamente da quello qui si parla di mafia e non di camorra molte delle cose di cui si parla mi sono familiari, non vissute direttamente ma familiari, da farmi restare ore e ore in quelle pagine cercando di mettere assieme i pezzi, non è molto semplice, ma i nomi gira e rigira sono sempre gli stessi volendo e se non lo sono i nomi, i meccanismi mafiosi sembrano ricordarsi, rincorrersi, ripetersi.

 

.. To be continued


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